mercoledì 29 dicembre 2010

Il Mio Regalo per Te

“Negletta prole nascemmo al pianto/ e la ragione in grembo de' celesti si posa”. Giacomo Leopardi


Chissà dov'ero, quel giorno, mentre venivi al mondo. Chissà se, nei miei giochi di bambino, ho provato un fremito in quello stesso istante. Non lava nulla, perchè non c'è nulla da lavare, questo 30 dicembre, non si propone nessun atto, e non è una vendetta. E' il 30 dicembre, punto e stop. Esiliato, mentre fuori nevica, vedo partire questa freccia; farà un lungo viaggio e ti trafiggerà, oppure si fermerà ad un metro da te. Ti osserverà, latrice dei miei occhi impauriti, mentre starai davanti alle fiammelle accese, mentre tutti ti guarderanno, mentre tu continuerai a cercare te stessa. 30 dicembre, per nessuno importante; domani, sì, domani stapperemo le bottiglie. 3O dicembre, la terra di mezzo, uno stagno, un mare, un oceano. 30 dicembre, mai realmente vissuto (da me), posato lì, in magazzino. Ma profuma tanto, il 30 dicembre, profuma di fiori...luccica, come un regalo prezioso. 30 dicembre, menomato dalla più grande delle distanze, ma è lì. E nessuno lo tocca. Scorrono le lancette dell'orologio, e lui, il 30 dicembre, resta lì. Non se ne va. Ed è giusto così. Per gli altri è solo l'ennesima pizza, la torta, il regalo, le foto, la quiete, prima della tempesta dei botti di capodanno. E per me è, invece, il 30 dicembre...E proverà a ricordartelo, che bastavi alla tua persona e al mondo intero; e a me. “Ma tu cosa vuoi dalla vita?”- e una preghiera si impadronì di me. “Serenità” fu la risposta, e la preghiera, in quel momento fu ascoltata. Nostro Mondo. Errata corrige:”Noi siamo uguali, non siamo diversi, Tonight, tonigh!”(fatevene una ragione cari Smashing Pumpkins). Tu ed io, abbattute tutte le barriere, amabilmente malinconici, Regina e Re di tutti i nostri punti di vista e da tutte le nostre angolazioni, terminatori e definitivi, quella notte, o quel giorno, o quel pomeriggio (quant'è bello dimenticare le sembianze del tempo, quando abbiamo tutto lì, con noi- ma ricordo perfettamente che erano le tre del mattino e ci eravamo amati tanto) ascoltavamo quel cantante che cantava:”mi rendi migliore, mi fai sentire a casa”. E io premevo costantemente il tasto per far ricominciare la canzone; “un'ultima volta, poi ci salutiamo”- dissi, senza dire niente. Tu, io, le nostre bocche. Non si volevano lasciare. Che qualcos'altro minasse quel momento. Fatto di noi. Che forse sapevamo. Come sarebbe andata a finire. Enjambement... E poi eserciti medievali, international phonetic alphabet, “Ami”, le parole ricercate, “mangia!”, gli mms bevendo un'aranciata... “Mia moglie”, Alessandro Baricco, Candido (di Sciascia), i Pixies, i dolci comprati in quel bar, il bucato, la spia dell'acqua, i sorrisi forzati e quelli sinceri; “Mio marito”, Norwegian Wood, quei film che mai riguarderò, e la mia Fierezza; e un Futuro che mi si apriva davanti... 30 dicembre, come un sordo grido, nella notte di Birmingham, appeso, con un cappio intorno al collo. Ma che importa! La Morte non riuscirà mai a sopraffare il Sentimento, questa è la lezione. E importa che è il 30 dicembre, non c'è un prima, non c'è un dopo. Non ricordo più la tua faccia, succede. Prima di oggi, il 30 dicembre, e dopo, mi armo di scudo e giavellotto, di elmetto e scimitarra, e armatura contro me stesso; e quei fantasmi... A volte mi chiedo come tu abbia fatto. Ma basta con le domande, oggi è il 30 dicembre. “Io ho una memoria selettiva”. Che bello non riversare nulla di cattivo in questa pagina. Il 30 dicembre mi apparterrà per sempre. Unico punto di contatto. Il 30 dicembre è uno scrigno, e io lo apro. E ti vedo, piccola e spaesata; premurosa e goliardica, colta in modo volutamente “desultorio”, e quindi spartana altrettanto; nobile e popolana, lasciva, intraprendente, amara e generosa. Umana. Infinitamente Donna. Lacrime, tante e per tanti motivi. Perchè “amare è una cosa semplice”. Puoi ricordarlo a te stessa.. Lacrime, di quando non riuscivo a farti mia, e di quando non riuscivi a farmi tuo. Odio le montagne russe, e tu mi ci hai portato. Sei stata brava? Che importa! No, non può essere, non mi hai mentito per tutto questo tempo, il mio sarebbe stato un “rifiorire” di plastica. Non ricordo la tua faccia, ma gli occhi, gli occhi “completi”, sì. Il 30 dicembre, stanotte mi è venuto in sogno, e mi ha detto:”salvala, contienila”. E' difficile, ho risposto. Goccioline di acqua limpida tenute insieme maldestramente da dita sudicie insudicite... Il tuo cuore striminzito-come le tue minigonne- aveva ragione. I tuoi occhi imploranti c'avevano visto giusto. Le tue parole misurate rendevano benissimo ciò che potenzialmente siamo. E tutto questo oggi, il 30 dicembre. Quelle lunghe notti parlando al telefono. Ma quanto era nostra la notte! E la nostra clandestinità, che ci implorava di non abbandonarla. Sciagurati, non l'abbiamo ascoltata. E invece Tu ed io, Narciso e Boccadoro, ci siamo scambiati i ruoli, e nel nostro incedere ci siamo incrociati a metà strada, e ci siamo guardati negli occhi. Che momento. E non ammetto nessun ma, perchè questo è il 30 dicembre. Che non si cura del fatto che sei l'Angelo Caduto, come il Prediletto di Dio, perduto nell'abisso, che è un abisso mio e soltanto a me appartiene. Il 30 dicembre mi viene in soccorso, e insieme ti teniamo in alto. Il 30 dicembre continua a renderti concreta, vera; esisti. Perchè la bellezza non è solo tentatrice, no, non può essere solo così; la bellezza deve per forza rappresentare qualcosa di aureo:”Cosa vuoi mangiare stasera?”. C'eravamo quasi riusciti. Oggi è il 30 dicembre, e io ti ho capita. Ho capito il tuo strazio, le tue vergogne, le tue grida, e anche il tuo girovagare da un modo di vivere ad un altro; e la tua pigra ricerca della felicità, perchè a volte la tristezza e la malinconia ci rendono più vivi. Quanto siamo uguali!!!. Il tuo senso dell'amore- la tua parte migliore, mi dispiace che ti sfugga, di tanto in tanto, o sovente; mi dispiace tantissimo. Non ti lascerò scappare, in un'altra vita. Sarò più forte, in un'altra vita. E visto che il 30 dicembre me lo ha detto, visto che il 30 dicembre è rimasto vergine, perchè non lo abbiamo rocambolescamente mai vissuto, adesso io so che sei rimasta lì, appiccicata al mio petto, sveglia nella notte, fiera della idea stessa di me; malata al pensiero di perdermi, con tutte le mie foto a portata di mano...in un'altra vita. E allora, in questo 30 dicembre che è tuo, la mia freccia si avvicina nell'unico modo possibile, e te lo sussurra ad un orecchio, come se ti stesse traducendo una canzone dall'inglese, perchè così ha deciso il destino, “e la ragione in grembo de' celesti si posa”: tanti tanti tanti tanti tanti auguri...

Ho finito.

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