venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale (?)

"Splende il sole anche d'inverno, pallido e indefinito come un alone di sperma nelle lenzuola faticose di un quattordicenne" scrisse un Tale. Be', splende il sole anche qui, nel West Midland, e con lavoro certosino cerca di sciogliere la neve, diventata ghiaccio, dei marciapiede della città brumma. Fino a quando non torneranno le nuvole, e la pioggia si trasformerà in fiocchi grossi, e le strade si ripopoleranno di bianco. Io cammino, butto lo sguardo a destra mentre attraverso, il sole basso, che più in là non va, non mi schiaffeggia con furia, non mi accarezza con dolcezza, mi si presenta e mi riempie il viso. Mi sembra di vedermi, in questa vigilia di Cristmas, con i miei occhi che diventano più verdi, più nocciola, con quell'aria triste scoperta dalla luce solare; camminando al ritmo di Yuppie Flu, in una mano il vino per stasera, nell'altra il regalo di Miscio. E' uno di quei giorni in cui mi fermo, arresto le mie frenetiche attività cerebrali, e mi chiedo:"ma cosa sto facendo?". Natale, come una scure che mi taglia il volto, come un voto disatteso, con la tuta e il maglione meno alla moda, tanto qua non importa a nessuno. Poi la domanda diventa più concreta:"Che Natale sarà?". Bisogna attendere per sapere la risposta. Rientro a casa, tolgo gli auricolari, e i Beirut e il loro folk melodico mi inebriano. Mamma starà sicuramente preparando le sue specialità. Per sto giro Christian non può chiamarmi per vederci dopo la mezzanotte a casa sua e giocare fino alle cinque, e lasciare che la bocca diventi amara per le tante sigarette, per il bicchiere in più (uno soltanto- sono astemio). Lì, dove ho passato i Natali più belli, ci saranno sempre le solite sorprendenti cose. E nella mia testa, dentro di me, cerco di immaginare i pensieri di tutti. Mi chiedo, maldestro, se tutto questo è un film di cui sono protagonista. Lo è per me, e per qualcun altro forse. Cammino per le strade di questa Birmingham che riesce ad essere naturale e frenetica al tempo stesso; mi guarda una tipa, vaffanculo, le dico, tra me e me. E Buon Natale le dico, tra me e me. E' solo un'altra, ennesima, occasione per stare da solo, mentre la casa si popolerà di persone con le quali non passerò mai più un Natale in vita mia. C'è la biondo-algerina, e la sua amica. Entrambe parlano un disastroso inglese. C'è Valentina, che renderà quest'occasione italiana, tanto riesce a sopraffare il resto della compagnia. C'è sto tipo che mi guarda e ridiamo- sappiamo bene il perchè, ma è un quasi segreto. C'è Peter il factotum, che pensa erroneamete che io sia felice di mangiare il suo piccantissimo salame ungherese; c'è lo schermo gigante, spento. C'è questa attesa per una festa sciancata, in cui ci scambieremo regali e reciteremo una commedia a cui manca poco per trasformarsi in dramma. Perchè qui è bello nei momenti ordinari; perchè io il mio braccio di ferro quotidiano lo vinco con o senza sforzo. Ma a Natale è un tantino differente, perchè il Natale non è un cazzo di Ferragosto, o la scampagnata del venticinque aprile; il Natale non è la festa cadenzata dal tempo che l'uomo ha creato. Il Natale è dentro il nostro corpo, è entrato in circolo, ci ha chesto tanto tempo fa di far parte di noi. E noi non solo glielo abbiamo permesso, anzi, abbiamo urlato festanti:"Ma certo, accomodati!!!".
Così il timore di un Natale che salta prende forma in me, e mentre rispondo alla domanda semplice ("ma cosa sto facendo?") nel più semplice dei modi ("ciò che va fatto"), rivolgo un pesiero ad ognuno di voi.
Auguri.
Fabio

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