martedì 4 gennaio 2011

I've got a fever

Tre fuori, trentanove dentro, gradi dico. A guardare bene, la differenza sembra non esserci, sti numeri si sono coalizzati contro di me. Ester mi ha detto:”go to bed immediatly”, Peter mi ha messo il suo braccio sulla mente, “you've got it”, sentenza definitiva, senza appello. Mi chiedo se sono le elucubrazioni cerebrali di cui sopra che mi hanno dato il colpo definitivo; ma quando hai la febbre a qualunque domanda rispondi così:”ma che cazzo me ne frega!”. Tre fuori, ma il sole (e ahime, il vento), trentanove dentro. Il mio corpo, dico. Non ci si ammala il 4 gennaio, ci si ammala ad ottobre, con i primi freddi, quelli che attendi ma lo stesso ti prendono alla sprovvista; ci si ammala a marzo, che è pazzerello. È come un caleidoscopio gigante questa mia testa che fa il giro del mondo; il mondo che giro si prende una bella rivincita e diventa il mio carnefice...e io divento piccolo, spaesato, senza difese. E infatti, tre fuori, trentanove dentro... la medicina qui fa schifo. Deliri: è stato quel maglione pesante che ho messo ieri, all'ingresso al Bullring ho sentito caldo, poi di nuovo freddo. Lo sento nella gola, quel pizzico che mi fa dire: “noooo, non voglio, non voglio”. Testardo! Come faceva Gandhi? Lui, e quel pezzetto di stoffa... Perchè io e sta figa secca di città continuiamo a guardarci in cagnesco? Sara, sì, ci vorrebbe Sara. Non so, mi sa che sarebbe brava a maternizzare con me. Non cresco, qualcosa che non va? Sto letto, dentro il quale mi sono infilato “immediatly”, da qualche giorno è troppo vuoto. Carolina lo ha riempito bene...shhhhh, certe cose non si dicono. Ma io deliro, io sto delirando; I've got a fever. Sabri non mi voleva lasciare andare. Se vuoi muoio qui. Oppure non muoio, che è meglio. Anelo incondizionatamente il tempo del catarro; quello degli sternuti con la sorpresina. Ah quanto ci si sente bene. Non me lo so immaginare, ma so che è così. Forse perchè son vecchio? Deliri. Devo star bene, lo devo a loro. Poi prendo la chitarra, la faccio roteare, spacco tutto. Ma tu non sai suonare! Sì, lo so. Che è? Si vede che ho il blocco dell'artista? Ci vorrebbe Valentina, che è andata via, col suo carico di gioia. Altra sorsata a sta cazzo di medicina che mi porta sulla linea che c'è tra il sollievo e il vomito. I've got a fever, amici miei. So che tutti (quasi) mi comprenderete. Domani il maglione più leggero. I miei pori devono respirare; la mia mente deve sorprendersi. Ci vorrebbe una gita. Ma adesso mi raggomitolo un po'. Ci vorrebbe Mamma. Ci sbatto la testa contro tutto ciò; tre fuori, trentanove dentro, sembra il rompighiaccio di Sharon Stone, lo devo rompere sto ghiaccio, così poi, quando anche questa è passata, potrò prepararmi per un'altra avventura. E vaffanculo...

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