domenica 28 novembre 2010

A Sandra

Perchè a volte ci si imbatte in persone straordinarie...
E allora questo è per te Sandra. Che sei ariosa, esubernte e dolce. E' scevra in te ogni forma di stortura, e quindi sei scissa dal resto delle cose.
Questo è per te Sandra, che sei forte e vulnerabile, glorioso ossimoro della natura femminile.
Questo è per te Sandra, Amica discreta, chè non ci vogliono anni per capire chi sei.
Questo è per te Sandra, e per quello che silenziosamente fai, senza mostrarti al mondo più di ciò che sei.
Questo è per te Sandra, il regalo più plausibile, quello che i miei poteri mi danno la possibilità di farti; un giorno tornerò dalle tue parti e faremo una cosa definitiva e giusta: ci prenderemo un caffè, ci guarderemo negli occhi, ci racconteremo i nostri mondi, senza badare ad altro.
Questo è per te Sandra, che mi citi Chaplin e i Joy Division; che ti sciogli al pensiero dei sogni felliniani, che ti arrabatti nella ricerca incondizionata delle risposte che portano alla Felicità. Ma lo fai con gusto, e senza pretese.
E allora questo è per te Sandra, che ti ho conosciuta in maniera fortuita, e adesso non ti perdo più; perchè non ho fini, non ho intenzioni, non ho voglie.
Il solo sapere che anche tu appartieni a quell'elite di persone "Giuste" mi basta.
Questo è per te Sandra, tanti auguri Amica Mia

giovedì 25 novembre 2010

The Tap

Ho appena consultato la mia pagina personale di Google, la quale mi ha detto che in questo momento nella città di Birmingham, nonostante il sole, ci sono, alle 2 e 26 p.m., 2 gradi. Due graducci sopra lo zero...in effetti me ne sono accorto poco fa, quando, sprezzante del pericolo, sono uscito fuori per fumare la mia sigaretta rilassante (?) del dopo-pranzo. Tra l'altro, se vogliamo essere scientifici, il garden che c'è dietro il Bcb, l'ostello in cui vivo, che è l'unico posto in cui noi malnati fumatori possiamo andare ad espletare l'azione del fumare, ha la prerogativa di sfidare le leggi della natura, essendo più freddo di qualunque altro luogo della città, tolto il ponte che c'è tra il Car Park e il Bullring di cui abbiamo già parlato. Su Coventry Street ci sono 4 gradi? Il garden ne conta 1. Su Allison Street ce ne sono 5? Il garden, e la sua aria amabilmente cupa, ti accoglie con i suoi 2 sotto zero.
Il freddo dovrebbe essere un nemico da combattere per i poveri inglesi che non hanno, come noi abitanti di Trezza, la possibilità, ogni tanto di portarsi in spiaggia; devo dire con onestà intellettuale che il riscaldamento non manca. Io ad esempio, ogni qual volta entro da qualche parte, compio sempre l'atto di togliermi il giubbotto, i guanti, il berretto, la sciarpa, la coperta termica, il termosifone, il bue e l'asinello che mi alitano addosso etcetera etcetera e mi appendo tutto alla vita...sembro una di quelle donne di colore col culone.
State aspettando il succo del discorso, vero?
Ok, arrivo subito al dunque. Da dove cominciamo? Dal fatto che, una volta qui, ho detto a me stesso:" Fabio ti ricordi dell'Indonesia? Sei stato lì un bel pezzo, e hai pensato fosse giusto cercare di uniformarti agli usi e ai costumi indigeni; ecco, adesso devi fare lo stesso". E lo faccio, ogni giorno! Ho superato senza problemmi il fatto che la gente sputa per terra rischiando di colpirti, e la cosa è naturale come bere un bicchier d'acqua; ho capito che per un popolo che ha concquistato l'intero subcontinente indiano e ha dato i natali a Sting e a Ian Curtis non è necessario avere il bidet; ho fatto mia l'idea che i quotidiani, tutti, devono avere in seconda pagina la foto di una stragnocca nuda, anche se nella pagina successiva si parla di uno tsunami che ha ucciso settecentomila persone. Ma c'è sempre qualcosa che sfugge al mio comprendonio come un'anguilla appena pescata che giusto quel giorno è pure nervosa perchè ha le sue cose: il rubinetto del bagno!
The Tap...si traduce così, the tap. The tap ha la seguente prerogativa: eroga due tipi di acqua, quella calda e quella fredda. Fin qui niente di che. Però, c'è sempre quel "però" dietro l'angolo. Il Tap, ripeto (è importante ripeter le cose), c'ha due erogatori d'acqua, uno per quella calda, che si trova a sinistra, ed è contrassegnato o dalla lettera H o dal colore red, e uno per quella fredda, lettera C, colore blu. Entrambi distano, l'uno dall'altro, circa sette-otto centimetri; il lavandino non è mai dotato di gommino che chiude all'acqua la possibilità di scomparire. Ricapitoliamo: sono le otto del mattino, apri la tenda della finestra del bagno e non vedi niente perchè la condensa sul vetro ha uno strato di venti centimetri, c'è tanto freddo, e vuoi solo lavarti i denti; a questo punto apri l'acqua fredda, ma è troppo fredda, quindi apri quella calda. Ok, va bene, deve ancora riscaldarsi, bagni il tuo spazzolino e cominci a scartavetrare i tuoi denti col tuo mentadent plus da combattimento. Va tutto bene. E va bene anche quando rimetti il tuo arnese lavadenti sotto il getto d'acqua per sciacquarlo... Poi avviene il dramma! Poni a cucchiaio le manine da pianista che ti ha regalato il buon Dio per riempirle d'acqua da portare alla bocca, sì da sciaquarne il contenuto e...AHRHARHAHARLGHAHAHRLGH. Succede che dal rubinetto dell'acqua fredda esce una stalattite a cui manca tanto così per solidificarsi, e da quello dell'acqua calda un gettito gassoso così tremendamente infernalmante impunemente bollente, che in confronto l'altoforno è la cella frigorifero del macellaio. La cosa grave è che non c'è modo per miscelare le acque di sto Fucki'n Tap; e allora i contorsionismi si moltiplicano: mani a bicchiere sotto la gelida acqua del rubinetto color blu, fugace ma determinata tappa sotto gli inferi del color red, il tutto per ottenere sei secondi eterni di acqua miscelata da mettere in bocca, pena uscire di casa con gli angoli della bocca color Blu Colgate...
Hanno coloro, gli inglesi dico, sentito parlare di miscelatori? Si sono accorti che c'è un problema? No dico, se fossi un tipo più incazzoso, per un motivo del genere potrei fare scoppiare un caso diplomatico. Eddai, un unico Tap della malora, con dui rubinetti, uno per l'acqua calda e l'altro per quella fredda, non costerà molto farlo. Conosco un paio di amici disoccupati della provincia di Enna che hanno avuto la mancanza di accortezza di laurearsi in ingneria meccanica, ve lo disegnano loro il vero Tap continentale, quello che ti fa pensare: ah che meraviglia, sono in bagno e mi sto lavando!!!

venerdì 19 novembre 2010

Run Ran Run

Esco di casa in bicicletta, freddo, percorro Coventry Street con fare malandrino, ma è la sicurezza che pian pianino si fa strada nei meandri della mia psiche e comincia a prendersi cura di me; agli incroci butto uno sguardo un po' a destra e un po a sinistra, non si sa mai, abbiamo già capito, nelle puntate precedenti, che gli inglesi non sono dei fenomeni al volante. Entro nella mistica Allison Street, che mi fa simpatia perchè c'ha lo stesso nome di una canzone dei Pixies, a una manciata di metri c'è la Police Station che assomiglia a quella del Monopoli, a destra mi inchino e riverisco col pensiero verso Orwell Passage, chè ancora mi commuovo quando penso a 1984. It's time to turn on the right, dove però devo ciclare contromano in Digbeth Street, verso Nord, verso il monumentale Bullring, che sembra il Pescecane che ha inghiottito nell'ordine Geppetto, Pinocchio e il salvifico Tonno. Quindi vai di marciapiede, c'è una fermata del Bus che è sempre affollata, così devo dare fondo a tutto il mio ciclistico talento per evitare indiani, pakistani, colored, e inglesissime e attempate signore che armeggiano con i loro i-phone mentre io continuo a zigzagare tra un "sorry" e un "please"... Supero abilmente due semafori consecutivi dimostrando di avere ormai una padronanza del mezzo assai degna, e mi concentro per affrontare una serie di salite che, non saranno il Mortirolo, ma mi impegneranno non poco prima di fare il mio ingresso trionfale nel poderoso Meltin Pot di New Street. Da lì Bennett Hill, poi Newhall Street, quindi Brook Street, con il suo carico di fiori che sembra Sanremo a Febbraio, ed eccomi arrivato a lavoro.
Quando non mi devo guadagnare la pagnotta faccio un giro un po' diverso, lascio a casa la bici, ma alla fine i luoghi, per ora, son sempre quelli. La vera eccezione sta nell'evitare Digbeth Street e entrare nel Car Park del Bullring. Basta premere il numero otto dell'ascensore, uscire, percorrere il ponte più freddo della storia della Civilità Occidentale, ed entrare al Selfridges & Co., reparto cosmesi, la più alta concentrazione di figa dell'intera regione. Da lì a New Street la cosa è fatta. Poi bla bla bla...
Incredibile a dirsi, ma non è dei miei percorsi quotidiani e routinari che voglio scrivere. Ma di una cosa strana (quanti misteri cela dentro sè questa città!!!) che mi accade di vedere ogni giorno, che sia indaffarato e paonazzo in bicicletta o nullafacente e a piedi non importa. La cosa accade SEMPRE.
Succede che ad un certo punto vedo qualcuno correre... Solitamente questo Qualcuno corre come se lo stessero inseguendo 7 pitbull addestrati ad uccidere un uomo con la sola forza del pensiero; il corridore, che, piacendomi i neologismi, chiamerò il Corriente, ha la faccia di chi ha un obiettivo da raggiungere, il problema è che lo conosce solo e soltanto lui.
Il Corriente non appartiene a nessuna fascia di età, a nessuna razza, a nessuna religione; la Sua natura è assolutamente eterogenea, se sapessi cosa vuol dire! Il Corriente è un quindicenne di colore con indosso la divisa di scuola, il Corriente è un ex calciatore dell'Aston Villa, il Corriente è una cantante Gospel, il Corriente è una coppia di gemelli siamesi attaccati per un braccio... Il Corriente corre deciso, quasi spaventato, comunque fermo nelle sue intenzioni.
Dove cazzo va?
La prima cosa che ho pensato, e la state pensando anche voi in questo preciso momento, è che i Corrienti, questa strana setta, non sono altro che persone che stanno per perdere l'autobus. Poi, un giorno, ne ho visto uno al secondo piano di un centro commerciale. Gli inglesi, si sa, sono avanti, non c'è che dire, ma ancora le fermate degli autobus dentro gli shopping centers non le hanno pensate. Quindi scartiamo questa ipotesi, che tra l'altro è pure poco romantica.
Quindi? Qualcuno sa spiegarmi chi sono costoro, i Corrienti?
Forse hanno appena saputo che in quel giorno, a quella ora, una ragazza solitamente guardinga diventerà disponibile in quel dato punto della città...
Forse hanno ricevuto una telefonata:" Vieni di corsa, tra sette minuti il Principe Carlo regalerà un milione di pounds al primo che si presenta!!!".
Forse i Corrienti sono persone che hanno finalmente preso coscienza del fatto che il Regno Unito, da una ventina d'anni a questa parte, non se la passa più tanto bene socio-economicamente, che città come Manchester, Liverpool, e la stessa Birmingham, che un tempo campavano alla grande con il carbone (avete mai visto Billy Elliot?) ora hanno dovuto riconvertirre le loro economie buttandosi sul terziario; quindi io mi perdo sempre la parte in cui i Corrienti cominciano a gridare:" Cazzo, i cinesi e gli indianiiiiii, ci stanno fottendo tuttoooooo".
Insomma, qualche buon motivo per cui sti personaggi esistono e corrono deve pur esserci; anzi, sapete che faccio la prossima volta? Ne seguo uno, chissà in che mirabolante mondo mi porta. Oppure chissà se la mia integrazione qui avverrà il giorno in cui mi ritroverò anch'io Corriente, sapendo pure dove starò andando.
Intanto so soltanto che correre in inglese si traduce con Run Ran Run, che è uno degli ottomila verbi irregolari che devo assolutamente imparare a memoria. E di corsa...

domenica 14 novembre 2010

The Obscure Car Park

"Park the car at the side of the road", cantava Morrissey nell'immensa That joke isn't funny anymore. The Smiths, lo sanno anche le pietre neozelandesi, è un gruppo, ormai sciolto da più di vent'anni, formato da quattro ragazzi inglesi. Lo stesso Morrissey è nato, crescito ed è diventato un'icona nella piovosa città di Manchester. Cantava, appunto, di parcheggiare un'automobile... Quindi, quella che i critici considerano la track guida del più importante album del gruppo, Meat is Murder, almeno da un punto di vista socio-politico, comincia con la frase suddetta.
"Parcheggia la macchina sul ciglio della strada"...
Perchè? Me lo sono sempre chiesto, fin da quando, adolescente e brufoloso, mi chiudevo nella mia stanzetta e azionavo il caro vecchio giradischi. "Parcheggia la macchina sul ciglio della strada"... Chissà perchè tanta enfasi, tanta importanza a queste parole. Se è vero che se le distanze fisiche diminuiscono, allora anche quelle culturali e sociali subiscono una brusca frenata, io che oggi vivo nella IPERMULTIPOLICULTURALE Birmingham oggi ho la chiave di tutto.
Darwin ci ha insegnato con piglio scientifico che l'uomo è il risultato di un'evoluzione, di un adattamento naturale alle condizioni che lo circondano. Magari, ha aggiunto qualche buontempone di studioso della psiche, l'adattamento va ascritto anche alle situazioni sociali, culturali e via discorrendo. Ma non divaghiamo, restiamo sul pezzo. Secondo me se in tutto il mondo si fabbricano automobili con la guida a sinistra e soltanto il Giappone, l'Australia, L'indonesia e appunto la Gran Bretagna fanno specie, un motivo concreto ci sarà. Forse, ma è sempre e solo una modesta e alquanto pretenziosa opinione del Vostro Umile Narratore, trattasi di scelta naturale, come se a richiederlo sia stato direttamente il nostro DNA.
Avete mai visto parcheggiare un inglese con la sua bella macchina con guida a destra? Io, per ben tre volte, ho assistito alla seguente incredibile, quasi inenarrabile scena.
Parcheggio.
Arrivo della macchina, bruschissima frenata senza motivo alcuno (la frenata la puoi fare se stai girando in cerca di un posto da venti minuti, che per la teoria della relatività formulata da Albert Einstein per la prima volta nel 1908, in virtù della tua incazzatura, diventano nove giorni di intenso scoramento); discesa dal lato passeggero, quello sinistro, dell'amico che farà fare manovra al driver (I improve my english!!!). Fin qui niente, o quasi, da eccepire, se non fosse che lo spazio in cui la macchina dovrà essere lasciata è lo stesso che c'è tra Fontana di Trevi di Roma e la Rinascente di Milano. Il guidatore fa un primo tentativo: ingrana la retromarcia (e il trac della mancata pressione sulla frizione fa muovere l'ago del rilevatore sismico del Gran Sasso), si gira come se avesse il torcicollo cronico e va indietro, piano piano; l'amico nel frattempo ha già assunto l'aria seriosa di chi nella faccenda ha un ruolo fondamentale, pare che stia assistendo ad un parto. Comunque, al primo tentativo la macchina si trova ad una distanza di, giuro, due metri e ottanta centimertri dal marciapiede.
No, bisogna riprovare. Il guidatore mette la prima e va talmente lontano che per un po' penso che tutta sta tiritera l'abbia fatta per abbandonare il conoscente in mezzo alla strada. Invece si ferma e reingrana la retro. Stavolta il rumore è più cortese, lo sente solo il meccanico che sta dall'altra parte della strada, il quale mette in preallarme il proprio operaio, non si sa mai, "questi tra un po' hanno bisogno di noi...". Il secondo tentativo è ancora più comico: il guidatore riesce a tamponare la macchina che sta dietro, che per intenderci si trova in un'altra via, e con google maps devi cambiare pagina per trovarla. Capite? L'amico apprensivo riesce a far tamponare la macchina che sta dietro. Due laureati in Astrofisica.
L'aver "tamponato la macchina che sta dietro" in Inghilterra significa, adesso lo so, che devi ricominciare daccapo. E il guidatore rimette la prima ed esce dallo spazio. Gli basterebbe mettere sì la prima, ma andare avanti e la macchina sarebbe bella che posteggiata, ma c'è la regola dell'"aver tamponato la macchina che sta dietro", non si può mica barare a questo gioco...
Io mi accorgo solo adesso che ho la bocca aperta, e anche un po' di bava che mi riga verticalmente il viso dall'angolo della bocca alla punta del mento.
Che fare? Intervenire con un sorriso e dire al guidatore:"Ok, dai, scendi che per sto giro la macchina te la posteggio io"? Mandare una mail a Bernie Ecclestone chiedendogli vivamente di revocare il titolo mondiale di Formula 1 1996 di Demon Hill in quanto figlio della Terra di Albione? Gridare e piangere?
Niente di tutto ciò. Nella vita si sa, le situazioni entropiche hanno paradossalmente un fine naturale, e non per forza noi dobbiamo stare lì a controllare che tutto avvenga secondo i canoni stabliti. Sicchè rienro a casa, prima o poi, penso, i due riusciranno nell'impresa.
Dopo dieci minuti esco nuovamente, e noto che la macchina dei due sta lì, col muso un metro dentro la carreggiata, e la ruota posteriore sinistra col battistrada ben piantato sul marciapiede...
Quasi lo vedo, avvilito e scostato, il povero poeta Morrissey che, con aria sconfitta, canta soavemente il suo verso:"Park the car at the side of the road".

mercoledì 10 novembre 2010

Il Capitano Zoltan

Zoltan ti da sicurezza, la cosa è insindacabile. Zoltan protegge la casa con la sua sola presenza. Zoltan ti guarda e ti fa capire che ci sono uomini che riescono ad inventarsi dal nulla nella vita. Zoltan è uno di questi.
Zoltan è il Manager dell'ostello in cui vivo
(sì, vivo in un ostello, qualcosa che non va? Ho scelto di vivere qui perchè mi ci sento a casa, non devo mica dar conto a te! No, siccome mi guardi in quel modo neanche vivessi in una casa per appuntamenti. Vivo in un ostello e la cosa sta bene a me e non deve di certo interessarti, quindi smettila di fare quella faccia di culo. C'è chi si cerca una stanza, chi vuole la propria privacy, chi non ammetterebbe mai la presenza di un altro culo nel proprio bagno e poi ci sono io che preferisco stare qui in un ostello. Quindi voltati e vai per la tua strada prima che ti arrivi un malrovescio)*.

Dicevo che Zoltan è il manager dell'ostello in cui vivo, e tutto il suo mondo sembra che basti a se stesso. Impari tanto da Zoltan se vuoi. Lui è un gran lavoratore; è arrivato qui in Inghilterra dall'Ungheria, o dalla Serbia, o dalla Croazia, e ha cominciato passando uno straccio per terra. Poi ha scalato umilmente la graduatoria degli uomini comuni e ha detto ad un paio di suoi amici: "Adesso qui comando io, venite a lavorare qui". Zoltan è come un boss mafioso al contrario. Zoltan ti fa ridere, ti racconta le barzellette e tu ridi anche se non le capisci. Zoltan è grande e grosso, pare che prima della guerra nei Balcani facesse parte della squadra di arti marziali dell'esercito yugoslavo; e allora la sua corporatura la mette al servizio dell'umanità, novello supereroe. Qualche giorno fa un colored infinito e dall'aspetto cattivissimo è entrato in ostello mentre noi stavamo facendo una cosa importantissima, stavamo giocando alla PlayStation. Il malcapitato ha biascicato un saluto veloce ed incomprensibile, dopodichè ha urlato ad alta voce:"Di chi è la Opel Corsa Rossa che intralcia il mio passaggio???". Zoltan lo ha guardato, gli ha intimato un "good afternoon, can I help you", e gli si è avvicinato mettendo il proprio naso ad un centimetro da quello dell'uomo nero. Quindi gli ha spiegato che non si entra in casa d'altri senza aver fatto i dovuti saluti; poi, con aria minacciosa, ha detto:"Nessuna Red Corsa qui, te ne puoi andare". Aveste dovuto vedere il graduale rimpiccolirsi del colored, e il suo incedere gamberescamente, e con la coda tra le gambe per di più.
Guarda i muscoli del capitano, in che modo avvolgono la persona straordinaria che è Zoltan, che quando lavora diventa serissimo, e non c'è modo alcuno di scherzarci sù. Perchè lui ti guarda come il Maestro Perboni, con l'aria grave ma solenne di chi sa come dividere la vita in compartimenti stagni, pur mantenendola dolce e divertente. Io a volte sto lì a guardarlo, seduto, con i gomiti appoggiati al tavolo e i palmi attaccati con la colla alla mie guancie, come un bimbo guarda i cartoon. Con la consapevolezza che da un momento all'altro Zoltan possa dire a tutti gli avventori dell'ostello:"Ragazzi oggi si mangia pesce, non voglio sentire storie!!!".
Zoltan è un factotum; si rompe un tubo dell'acqua? C'è Zoltan. Bisogna smontare e pulire la cucina? Idem con patate. Qualche ragazza ha perso un orecchino da un micrometro? Novello Commissario Gadget, Zoltan compie il miracolo della materializzazione di una lente di ingrandimento e trova l'oggetto smarrito.
E' riuscito anche in un altro grande intento, il Capitano Zoltan. Quando sono venuti i suoi figli a trovarlo, eravamo seduti attorno al bancone della common room; io e lui stavamo sulla sinistra, i ragazzini stavano dall'altra parte. Come ogni giorno, ad ogni momento, in qualunque circostanza qui in Inghilterra, ho chiesto a Zoltan:"How are you, Zoltan?". Lui mi ha indicato con lo sguardo i ragazzi, e mi ha detto in due parole un'infinità di cose:"Now, fine". Capite? Queste frasi di circostanza qui non vogliono dire un cazzo, chissenefrega di come sto, te lo dico perchè così vuole la formalità; Zoltan il Sovvertitore invece ha finalmente dato un senso anche a ciò.
Zoltan è uno che quando finirai i tuoi giorni, e starai seduto su una sdraio, e quacuno farà finta di ascoltare le tue storie, ti farà pensare che la vita va vissuta anche perchè incontri la Genuinità che diventa Tutto in una persona; che non c'è poi molto da fare se non osservare come stare costantemente alla ricerca della perfezione nei comportamenti. E che diavolo vuoi che importi se sta benedetta perfezione non arriva, tanto domani ci si alza di nuovo, e Zoltan sarà lì, con la sua imponente benevola presenza, a ricordarti che con il suo aiuto ce la puoi fare anche tu.

Zoltan ha quaranta anni, quattro più di me. Zoltan ha quattro figli, quattro più di me.


*La parte tra parentesi si ispira liberamente ad un psso di Bastogne di Enrico Brizzi, forse il libro più bello della mia vita.

sabato 6 novembre 2010

Chisto è 'o paese do' Sorry

Immaginate la scena... Catania, Via Etnea, ore cinque del pomeriggio, tanta gente, e voi state camminando, o passeggiando chissà per quale remoto motivo; ad un certo punto, nella foga, per distrazione, per aver salutato un amico, per aver guardato una bella ragazza, perdete di vista la strada di fronte a voi e accidentalmente urtate un pedone che cammina verso di voi. Che fare? Non so voi, ma io, per una questione di istinto, faccio una cosa semplicissima. Dico:"Oh scusa!!!". Dall'altra parte le possibilità sono molteplici; lui (o lei), cioè la vittima passiva della sbadataggine, può far finta di niente, può dire un sentito o neanche tanto accorato "prego", può prendere spunto per una rissa seduta stante...insomma, ci siamo capiti, no!!!
Immaginate ancora, la stessa scena a Milano (vi prego di non farmi dilungare, diventerei pedante). Al vostro "scusa", la risposta è ancora più istinitva:"prego". E' quasi una quesione matematica, come fare due-più-due, scusa-prego, scusa-prego. Scusate- prego!
Oh Inghilterra, si sa, da quando Roma ha abbandonato le tue terre sei diventata, a poco a poco sia chiaro, il paese della gente Very Polite. L'educazione non è importante qui, è basilare...
Ma c'è una cosa che tutt'ora non riesco proprio a spiegarmi.
Immaginate la stessa scena di cui sopra a New Street, la Main Street di Birmingham (omolaga di New Street, per intenderci è Spaccanapoli, o ancora Corso Sempione, la bella e impossibile succitata Via Etnea, Fifth Avenue etc etc); la giornata promette bene, c'è il sole, le nuvole non sono numerose, magari è sabato mattina, le sbornie sono state smaltite, insomma, c'è, come diciamo noi della provincia mediterranea, buddellu... State camminando col vostro bel carico di pensieri solitari, che non fa mai male, state cercando di capire se quel tipo coi capelli rosa ha trentasei anni o ne ha settantadue, state facendo un riassunto delle puntate precedenti, state ricapitolando a memoria la vostra lista della spesa, state rammaricandovi per il fatto che è sabato mattina e nel pomeriggio, fino a tarda sera lavorerete mentre gli altri si andranno a diverire, state pensando, ad ogni modo, ai cazzi vostri. Ad un certo punto, commettete un errore: urtate involontariamente e con una noncuranza degna di cotanta mortificazione, un/una passante che non avete visto. Dopo "howe are you?", "Where are you come from" e "I'll see you later", la quarta frase di senso compiuto che avete imparato in inglese è "Sorry", fondamentale, e non abbiate paura dell'apparente assenza della forma verbale, dentro quella parola c'è tutto un mondo, ed è lì che è arrivato il momento di usarla. "Oh, i'm so sorry!!!" è ciò che va detto all'incolpevole individuo che ha avuto a che fare con la vostra maledetta spalla. Fin qui tutto normale, tutto dentro una sorta di panoplia che serve tanto ad uno straniero in England. Ma ecco che accade l'incredibile; sapete cosa risponde un inglese al vostro "sorry"? Risponde con altrettanto "Sorry"!!! E' inutile che vi guardate attorno per sapere se c'è un'eco strana, se vi trovate al chiuso, se c'è qualche buontempone che vi sta facendo il verso da dietro; è assolutamente inultile che cerchiate di capacitarvi di sto fatto. E' perfettamente normale, al vostro "sorry" corrisponde un "sorry", come se ci fosse una proprietà riflessiva che non avete scorto affissa su un muro al vostro arrivo a Heatrow; un "sorry" grande e sentito e accorto, quasi recitato, come uno specchio appena lucidato; "sorry" dite voi, che state dentro un lago ghiacciato di colpe per avere voi urtato il malcapitato, "sorry" vi risponde lui/lei come se, novello o novella Messia, volesse prendere su di sè i mali che vi contraddistinguono dalla vostra nascita...
Sconvolgimenti cosmici accadono in Inghilterra, laddove le vostre colpe diventano inspiegabilmente colpe altrui, dove si possono trovare motivi per sentirsi sempre più parte di un mondo multicolore, dove...però, checcazzo, se ti urto e ti chiedo scusa, non puoi chiedermi scusa altrettanto!!!

martedì 2 novembre 2010

Il Mistero della Calza Lunga

Siciliano a Birmingham, da solo. Una vita (quasi) passata a casa dei genitori. Un Bamboccione, come avrebbe detto un ex Ministro della Repubblica. A proposito, mi piace pensare che Padoa Schioppa sia tornato a vivere con i suoi. Comunque, non è di ex titolari di dicasteri che si occupa questo blog, ma di me medesimo; e come dicevo, faccio parte, o meglio, ho fatto parte della schiera degli individui che aveva tutto a casa. Il letto ben riscaldato, la stanza accessoriata con tanto di Play Station per memorabili tornei senza fine, pc (pardon, laptop), libri...e poi ancora tv, pay tv, recorder tv; la notte mi veniva fame? Niente paura, salto in cucina e via con la più anelata delle zuppe latte-e-biscotti, rigorosamente tarallucci, rigorosamente Mulino Bianco, mica quei surrogati da supermarket sottomarca. Insomma, ho sempre avuto la possibilità di disporre di tutte ste cagate offerte da una vita che ti fa credere di avere tutto. Ma c'è una cosa che da un certo punto della mia vita in poi ha preso un posto primario tra le mie priorità: la calza lunga. Deve irrimediabilmente toccare la rotula, o quanto meno la deve baciare. Deve avvolgere i miei polpacci con l'Amore morboso di Saffo, deve ballare guancia-a-guancia con i miei stinchi con lo stesso ardore che Al Pacino mette in Sent of a woman. Deve stringere, la mia anelata calza lunga, deve dettare legge, deve fare capire alla gamba intera chi è che comanda la baracca... L'Inghilterra è un posto meraviglioso, mi ha ridato una vita; certo mi ha tolto qualche comodità che magari col tempo riconquisterò, ma...ma si può sapere dove vendono le calze lunghe?
Esco di casa, magari di mattina, percorro Coventry Street, e mi dirigo verso l'immenso Bullring, centro commerciale che abbraccia mezza City Center. Niente da fare, in nessun negozio del sito si trovano calze lunghe. Non mi dilungo, non chiedo a commessa alcuna. A pochi passi da me c'è New Street, il famosissimo Primark, immenso store very popular, mi aspetta, col suo carico di mediorentali e indiani e cinesi e indigeni a cui piace fare un po' di risparmio...mi dirigo senza fronzoli verso il reparto calze, che si trova davanti alle casse. Ne esco una dal suo vano, la misuro a occhio:"questa su per giù mi arriva a mezzo polpaccio". Allora getto un'occhiata per niente british verso la cassiera che mi chiede subito se ho bisogno di un aiuto. E certo che ho bisogno di aiuto, le vorrei dire, dove cazzo le tenete le calze lunghe, nel caveau del Lloyd? Lei mi dice che quelle che ho in mano sono very long socks... Capisco che non ci sono vie di fuga da questo incubo, però non demordo; mi alzo il jean's fino al ginocchio e faccio vedere la mia Pierre Cardin d'autore con l'elastico innegabilmente attaccato al suddetto. "come queste" dico alla rincoglionita (quando ci vuole ci vuole- non pensate?). Lei guarda la mia calza come Drew Barrimore guardò ET al ventesimo minuto del film. Mi metto il cuore in pace e raggiungo in successione altri quattro grandi, anzi grandissimi, negozi del centro della seconda città dell'Impero. Niente da fare. Forse dovrei andare in Scozia, lì gli uomini indossano il Kilt, giuro. E sotto si vedono sti bei gambaletti bleu... Non divaghiamo, adesso la situazione si è fatta veramente pesante. Devo trovare la mia Famigerata Calza Lunga, è una questione di sopravvivenza in questo mondo ostile. Anche perchè dando contezza delle mie difficoltà, i miei colleghi a lavoro non mi sono di aiuto. "Cosa indossi a fare calze lunghe, le vere calze da uomini sono queste" mi dicono gli Chef algerini in cucina, mostrandomi queste mezze calzette che arrivano sì e no a corpire la caviglia. Andiamo bene, penso, sto cercando come un dannato un oggetto che mi rende una mammola agli occhi della gente. Ma ne ho bisogno, cazzo, eccome se ne ho bisogno! Anche a casa, la piccola Steffi, con la quale saltuariamente divido la stanza, mi dice:"Tu cerchi calze lunghe da uomo?", come se mi stesse dicendo:"tu cerchi smalto per le unghie da uomo?". A questo punto mi guardo intorno, cerco negli anfratti nascosti dei luoghi che abitualmente frequento qui a Birmingham; magari trovo qualche telecamera nascosta e mi rendo conto di essere vittima di qualche scherzo globale. Mi sembra di essere in un mondo fantasioso più che fantastico, in cui tutti i valori sono stati sovvertiti. Forse è Dio che vuol mettermi alla prova...chissà.
Ma la soluzione devo trovarla; devo liberarmi dal mio incubo e nello stesso tempo dal mio stato di figlio di famiglia che non sa cavarsela da solo. Cos'è il genio? Si diceva nell'immenso Amici Miei. E' fantasia, intiuzione, decisione e rapidità di esecuzione, si rispondeva. Niente paura caro Fabio, la sfanghi anche qui. Basta andare da SportDirect, andare al reparto articoli sportivi, dare un'occhiata di sfuggita alle maglie da calcio che non fa mai male, e comprare quattro o cinque paia di football socks; già, calzettoni da calciatori, che se li allunghi arrivano a metà femore. Così provi la grande soddisfazione di doverteli arrotolare.
Ed ecco che ho risolto due problemi: liberarmi dello stato di Bamboccione, e coprire la mia gamba fino al ginocchio, facendo finta che non sia vero che questa città, a volte, provi con me ad essere un po' ostile.