giovedì 24 febbraio 2011

Rapido Movimento dell'Occhio

Mi hanno fottuto il berretto nuovo. Me l'hanno ciulato, come dicono i meneghini, fregato, rubato. Vabbè, non proprio rubato, cioè, tecnicamente sì, ma non lo si può definire così. Fottuto, da sotto il naso. Vi è mai capitato di vedere, in una persona, l'impercettibile movimento dell'occhio disarmato che rivela un sacco di robe? Mi hanno fottuto il berretto, e lo riscrivo non solo perchè la repetitio è ormai diventato uno dei miei marchi di fabbrica, ma perchè è utile ricordarlo a voi, e a me stesso. E in che modo poi! Come un coglionazzo mi sono fatto fottere il mio berretto, che tra l'altro aveva poche ore di vita. Comprato a New Street, in bancarella, alle 10 e 45 del mattino, fottuto alle 15 e 07. C'avevo speso due pounds per comprarlo, e il commerciante ci aveva messo dentro anche un paio di guanti di lana, ancora molto utili per il freddo brummo. Poi, fottuto, sottratto, se ne sono appropriati, l'hanno razziato dalle mie sacre cervici, lo hanno carpito...mentre stavo in bici.
Torno dal Pasta di Piazza, pedalo pensando ai fatti miei, quando ecco che all'uscita da Temple Rowe, sento che qualcuno mi tira via il mio bellissimo berretto nuovo, colore blu della notte estiva. Ve l'ho già chiesto, ma ve lo ripeto: vi è mai capitato di vedere quello che io chiamo "il rapido movimento dell'occhio disarmato"? Intanto, come un cucciolo di gatto non ancora svezzato, mi rianimo dall'attimo fatale in cui mi hanno fottuto il berretto. Cioè, in un primissimo momento penso si stia trattando di uno scherzo, magari qualcuno che conosco; sapete com'è, qui per me è da tempo cominciato il periodo in cui incontro le persone per strada come quando stavo a Catanistan (non pensiate si tratti di un refuso, oh voi che sapete che ho fatto parte del gruppo di Catanista, Catànistan vuole essere una "bonaria" presa in giro della mia città natale, in questo modo la sto paragonando ad un luogo very muslim); penso a qualcuno incontrato ad una festa, ad un mio collega, ad un avventore dell'ostello... Poi, mi volto,mentre comincia a prendere forma in me il pensiero che mi hanno fottuto il berretto, e le vedo. Vedo ste ragazzine sguaiate che ridono a crepapelle per la loro bravata. Mi hanno fottuto il berreto, quello nuovo, quello color blu notte estiva; e "hanno sì e no quindici anni". D'altra parte, Temple Row è il loro habitat naturale, Temple Row appartiene a loro, devo averlo già scritto. Controllate, oppure non controllate affatto, e fidatevi della mia memoria mattutina. Fottuto, delibaratamente sottrattomi il mio berretto. Scendo dalla bici, la giro di centottanta gradi, cerco di farmi largo tra la folla, la gente mi guarda, non sto ancora pensando al "rapido movimento dell'occhio disarmato", sarei un pazzo se lo facessi adesso, chè mi hanno fottuto il berretto. Le complici della ladra, ridendo, si frappongono tra me e colei (è una colei) che adesso tiene in mano il mio copricapo, me lo ha fottuto. Ridono, io sorrido, come stessi al loro gioco; sono con entrambe le ruote dentro Temple Row, ci fermiamo, adesso ho capito. Mi hanno fottuto il berretto, ma è più un gioco innocente, quasi candido. Io c'ho un ruolo in questa fiera, in questo svago. Si tratta di una ricreazione della vita, di un breack, contro la monotonia dei giorni uguali. Il mio berretto si avvicina e si allontana da me, mi dicono:"lo vuoi?", me lo fanno quasi annusare, poi se lo passano, come se io fossi il giocatore al centro del torello nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo... Continuo a pensare che mi hanno fottuto il berretto, che sto gioco è un diversivo, che stanno cercando, le ragazzine terribili, di farmi capire che il mio berretto blu notte estiva, comprato a due pounds insieme ad un paio di guanti, non tornerà a cingere le mie sacre cervici. Il berretto passa di mano in mano, tra le risate divertite di queste buontempone per le quali comunque non riesco a provare il benchè minimo sentimento vicino all'astio. Loro si divertono, io faccio la figura del coglionazzo. Non posso sempre cadere in piedi. Il berretto passa di mano in mano, ancora e ancora, ogi tanto cade giù per terra, e l'evenienza è accompagnata da urla spaventate ad arte delle ragazze, e risatine nervose e finto-isteriche. Chè loro me lo hanno fottuto il berretto, per gioco sì, ma me lo hanno fottuto, e sarebbe un punto a sfavore se io lo riottenessi. "Lo vuoi?"- mi dice una che sembra la capo-branco, e nel frattempo se lo strofina sul deretano, le altre ridono, io pure. E via, di passaggio all'altra, e io faccio il giocatore al centro del torello. Mi hanno fottuto il berretto, e poi mi hanno preso in giro. E io ho fatto la mia parte, fino all'ultimo, che si sappia. Poi decido di lasciar perdere, me lo hanno fottuto il mio cazzo di berretto nuovo, quello color blu notte estiva. Amen! E glielo dico pure, ok tenetevelo. Allora lei, la ragazzina temeraria che ha avuto l'incombenza di sottrarre il berretto dalle mie sacre cervici, m viene incontro e mi dice:"no, tieni il tuo berretto". Io, fintamente offeso, le rispondo che può tenerselo, visto che ormai è tutto sporco e non posso più metterlo in testa. E allora, in una frazione di centesimo di secondo, si apre e si chiude un mondo intero. Ed ecco che appare il "rapido movimento dell'occhio disarmato"; quello che annuncia, quello che confessa, quel buchino piccolo da cui schizza via il sentimento. I suoi occhi si muovono impercettibilmente, e mi dicono:"ehi, stavamo scherzando", mi parlano di un gioco nel quale, alla fine, io non ero la vittima, ma solo un partecipante; "insomma, se ti sei offeso, adesso io starò male per tutto il giorno, perchè il mio divertimento non può passare sopra la tua sofferenza". Quel rapido movimento ci isola, siamo io e 'sta quindicenne, col mio berretto tra le mani, coi jeans stretti ai polpacci, coi capelli lisci e biondi. E il rivelatore "rapido movimento dell'occhio disarmato". Tieni pure il mio berretto, e se pensi di aver perso la battaglia, amica mia, non preoccuparti, non lo dirò a nessuno. Così, torno a casa, penso che mi hanno fottuto il berretto, così per semplificare, e che un'altra volta, nella mia vita, ho assistito al miracolo del "rapido movimento dell'cchio disarmato"; e le mie cervici possono pure aspettare che io spenda, per loro, altri due pounds...

martedì 15 febbraio 2011

Non ce la farete

A voi Bestie...
A voi mediocri che agitate senza motivo i vostri sfollagente; vi siete seduti pesantemente e vi siete piazzati qui, peli incarniti di una società butterata. Incapaci di comunicare se non con dei fischi sgraziati; incapaci di sostenervi, di meritare quel pochissimo che avete incredibilmente ottenuto. A voi dal DNA malizioso, a voi scostati e scostanti. A voi malati di una malattia che non vi fa vivere come vorreste. Incresciosi atti vandalici che non siete altro; perenni aborti, viltà e meschinità fatte genere umano. Voi che vi arrabbattate per un gradino, uno solo, non lo ottenete, ma fate finta di averlo ottenuto. Voi che vi siete abituati a quell'amaro in bocca, la sera, prima di addormentarvi. Che se poteste tornare indietro per rifare qualcosa di buono nella vostra vita, non ci tornereste per pigrizia, e perchè non sapreste sfruttare l'occasione. Voi che avete tutte le risposte, "Farisei", avrebbe detto di voi il Rivoluzionario. Vi manca la poesia e la prosa, il gusto e l'olfatto; vi manca l'emozione della vita vissuta. E allora utilizzate univocamente la vostra unica energia per distruggere la dolcezza dell'esistenza di noi eletti. Poveri zeri di un sistema binario. Morti dentro, i vostri occhi spenti lo dimostrano; i vostri denti ingialliti (lavati mille volte al giorno) lo evidenziano. Gelosi di tutto, invidiosi anche delle cose vostre, màrtiri di voi stessi, detentori assoluti di una verità malata, deviata, perchè è quella vostra, che resta solo vostra. Vi siete arrampicati con sforzo, e avete fatto un metro; avete rotto gli argini, e per terra è rimasto uno sputo. Passate la vita nascosti, ben coperti da un velo spesso. Ma è solo davanti, stupidi, dietro è rimasto libero, e si vede tutto. Cancro e cancrena di una società che con tolleranza vi tiene in vita, dovreste abbandonarvi alla riverenza quotidiana, e invece scopate col cazzo degli altri. Padroni di niente, colpevoli e meritori di frustate. Siete distanti, e in fondo a quella caccola che avete per cuore, lo sapete benissimo. Inetti, perversi e mortali. A voi che vi nutrite di bile, a voi che combattete armati di spilli; a voi che state ancora masticando il fegato di qualche malcapitato, a voi che non avete scritto neanche un rigo della nostra storia. Difetti umani, dimostrate venti anni di più di quelli che avete; non capirete mai la bellezza di un romanzo, la dignità di una scultura, il dolce finirsi di un artista, il canto delle sirene...
A voi che la Natura non darà mai più spazio di ciò che avete, a voi che dentro siete fatti di semplici segmenti, a voi saccenti e mai silenti, a voi che siete mattonelle rotte vicino ai Puttini Sacri, dedico il mio più accorato e sentito VAFFANCULO!!!

martedì 8 febbraio 2011

Hit Parade

Lo dovevo fare, dovevo riprendermi il maltolto...
E sì perchè non si può andare in giro a canticchiare canzoni, non si può pedalare con le cuffiette ben infilate nelle orecchie, non si può entrare in un centro commerciale, non ci si può ritrovare dentro l'ostello, parte una canzone, in testa, dal lettore mp3, dalla filodiffusione dello shopping center, dalle casse della common room, e...pensare ad altro.
Sì lo so, non si fa; non si delega la propria vita così, non la si mette su un piatto d'argento e non si dice:"tieni, questa è la mia vita, queste sono le mie emozioni, quelle che mi hanno accompagnato per tutto il corso della mia esistenza, e adesso ti affido tutto questo". Non si fa, è vero. Ho commesso questo imperdonabile errore, Vostro Onore, lo ammetto. Però com'è bello recuperare tutto. Così il Mio Poeta Morrissey è tornato, e quando implora ai bambini di Manchester di non soffrire lo fa solo per me; così Robert Smith mi si presenta nuovamente solitario, con la sua capigliatura da gatta incazzata, e quando canta Just Like Even lo fa per me, e per la mia prossima scoperta. Su Betten than Ever di Yuppie Flu ci sto ancora lavorando, ma quando i Karate mi immergono in un mondo di fluidi fatti di bassi e di piatti appena sfiorati, io mi ritrovo a pensare che nulla è più contaminato. E' come una banca di emozioni il mio amore per la musica. E la musica è un'amante tradita che mi ha già perdonato. Fanculo a tutto il resto! Risorgo anche così, dalle "ere delle profondità del verde mare", per dirla ancora con i Cure. E adesso, quando arriva l'immensa e geniale 1979 degli Smashing Pumpkins, non penso ad altro che ai miei venticinque anni; quando tutto questo ancora non si era presentato ai miei occhi. E che importa se per arrivare a respirare questa benedetta aria fatta di distorsioni chitarristiche prima ho dovuto assaggiare la prigionia scostante di una casa senza suoni, senza immagini, triste e cupa. La colonna sonora della mia vita si sta riformando, si sta rianimando... E io ne godo, ne sorrido incurante dei passanti. Perchè forse è anche più bello se grido a squarciagola "Caravan of Love" di Housemartins qui nella terra degli Housemartins, magari qualcuno può anche capirmi, magari si fa anche una bella risata, magari canta con me. Pixies, da tanti punti di vista, Slowdive, meraviglie tristi, Delta, così amabilmente anni 60, ho liberato tutti, come si fa tana giocando a nascondino. E' stata dura, ma ce l'ho fatta. Una cosa l'ho imparata da tutto ciò: e non che non affiderò mai più le mie emozioni musicali, ma che le mie canzoni, alla fine, non mi abbandoneranno mai.

giovedì 3 febbraio 2011

Liscio a Bestia

Sapete perchè ci ho il blocco? Perchè sta filando via liscio tutto quanto. Sta filando via liscio a bestia! Per scrivere, amici miei, usualmente, c'è bisogno di un'insoddisfazione di fondo, di un prurito nervoso, c'è bisogno che qualcosa manchi. In questo momento che mi manca? La mia casa? La mia città? "I never never want to go home
Because I haven't got one anymore", diceva il Poeta. O meglio, penso di avercela adesso una casa. Stamattina Zoltan mi ha detto che lui, insieme ai ragazzi, Miscio e Jan (ho già detto che non si scrivono così i loro nomi, ma ci siamo capiti) hanno acquistato l'ostello. Adesso i miei soldi andranno direttamente a loro, e non ad uno sconosciuto inglese che si trova in America. Meglio così, no?
Allora che si fa? Qui è casa mia; stasera cinema con una bella ragazza francese, quanto mi piace! Poi forse cena e conversation su tutto, sul tutto. Sabato festa matta con gente sconosciuta, o conosciuta. A lavoro cominciano a non mancare i motivi di giubilo. Tipo: sono appena arrivati due tipi nuovi. Entrambi provengono dall'Afganistan, come Harron di cui sopra; sono diversissimi, uno è una specie di Imam fissato con la religione, l'altro è un mezzo cinese con l'hobby delle buone maniere. Il bello è che uno si chiama Mohammed e l'altro Alì. Cazzo Mohammed ed Alì. In altri tempi sarebbe venuto fuori uno splendido post, ma ci ho il blocco, e vaffanculo... Shopping, il ritorno di Ester l'ungherese, la casa di Zoltan dentro la quale ho dormito sabato scorso; il cambio delle sigarette, le Pall Mall costano due pounds in meno di quelle fuck'n Camel twenty yellow... Il fatto è che non mi faccio più domande tipo: conformista o eccentrico? Mi chiedo solo se ho davvero bisogno della insoddisfazione che mi fa scrivere; come se scrivere fosse una malcelata richiesta di aiuto, un tentativo goffo e meschino per dare agli altri la chiave. Eppure se ci penso bene un motivo per imbarazzarmi di fronte alle mie scelte ce l'ho. Dovrei concentrarmmi su questo. Su come ho preso la mia vita, negli ultimi due anni, e l'ho scafazzata, l'ho martoriata, l'ho buttata per terra e ci ho camminato sopra, l'ho vilipesa. Con l'aiuto estremo di un essere che non merita di stare in questo mondo, che la cosa si sappia, e fate proseliti amici cari. Ma non voglio pensarci; anzi, visto che non è mai stato il mio forte concentrarmi sulle cose, diciamo meglio che non mi viene di pensarci. E perchè mai poi? L'unico motivo di imbarazzo è che 'sta scelta non l'ho fatta prima; ma il mio aspetto ipergiovanile mi aiuta. Fila tutto liscio a bestia. Con la scoperta di Pietro il Catanese che abita qui da cinque anni e col quale faccio coppia fissa, alle feste, ad attraccare con le ragazze. Ma in modo costruttivo, un giorno vi spiegherò che intendo. Con i cinema del giovedì, con i party pazzi del sabato sera, con quest'ostello che diventa sempre più casa mia. E con un miserabile e benedetto blocco che non mi fa scrivere come vorrei...perchè tutto fila liscio a bestia. A bien tot.