mercoledì 3 aprile 2013

Atlantide

Lui adesso vive dentro una membrana gelatinosa, stira il collo sperando di romperla, di spezzarla, di annientarla, di distruggerla. Che fatica. E che malinconia stare ad osservare inermi, mentre i cuori battono a ritmo impari. Orchestra stonata. Correnti alternate nella sua vita, giochi proibiti e semplici colori, due birre immaginate, apologie di reati. Lui adesso vive dentro l'involucro del piumone, sta cercando di tirarsi fuori, ma si è appena accorto che sta dalla parte chiusa. È un'allegoria di una partita di rugby, la sua vita. Passaggi all'indietro, guadagnare terreno scarso, fatica immonda, la meta lontana. Lui adesso vive dentro un contenitore di proteine, tira tutto sommato i pesi, sente i dorsali crescere di nuovo. Nasconde sotto il letto un paio di scarpe per ogni occasione. A volte, solo a volte, ritiene, o fa finta, di essere erudito. Lui sta quasi nel quinto decennio, eppure si riscopre ammaliato e sopraffino ad annusare i suoni, e ad ascoltare profumi. Baudelaire! Lui, sì proprio lui, adesso vive nella terra di mezzo, una quantità infinita di spazzolini da denti, un eroe cinematografico falso a fargli compagnia col suo russare; talvolta lugubri pensieri. Poi Portogallo, tirando pietre da lì. Lui vive, e pare spruzzato via da uno spray, a volte. Non ha mai sognato la California (o meglio, forse è successo un paio di vite fa); preferisce l'East Coast, il sibilo gommoso delle scarpe da Basket sul parquet, la lampada di ultima generazione. Lui vive su un sofà, aspettando che si ripeta l'infinito di una proposta fatta con cautela; oppure ancora, lui vive di giardini sul retro, calpestati con sufficienza a piedi nudi, gli shorts macchiati di una qualche salsa caraibica, o africana, in mano un arnese che forse non serve a niente. Se lo chiedono in tanti, se lo chiedono in tre, ecco la risposta. Non ha mai saputo suonare la chitarra, ma quella di Joey Santiago la ascolta eccome. Lui adesso vive nel cuore della sua eterna vita, “sotto una veranda ad aspettare le nuvole”, in contemplazione, con un mucchio di treni che gli passano accanto. Lui vive chiudendo gli occhi, anche un po' scostato, disorientato, assetato, in assetto di guerra. Guerra che fortunatamente perde, ogni tanto. Così pensa l'uomo di passaggio, che sorvola fresco nella notte brumma, quando puoi sentire respirare in tutte le lingue del mondo questo circo senza affari, che giocherella con la vita. Mentre lui vive, indeciso ma pronto, dubbioso ma concentrato sull'obiettivo, abbietto e poeta. Ditele che l'ho avuta tenendola per le dita, ditele che la perderò perché gli atomi sono pieni.

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