venerdì 16 marzo 2012

Un'Arancia ad Orologeria

Sballato, sballottato, imbarbarito, barba incolta. C'è da svegliarsi, fare colazione, una di quelle colazioni robuste, che danno la carica, che fanno passare lo sfiacco, che entrano subito in circolo, e poi, gambe in spalla, via verso la città. Non importa quale. Viso mimetizzato a dovere, oppure no, viso mimetizzato che fa trapelare le fattezze, non stiamo a guardare il capello. Mazza, sciabola, randello, bastone, clava o verga. Tutto fa consistenza. Contare fino a tre, e quando si dice “due” cominciare a spaccare tutto. Tutto ciò che merita di essere spaccato. Randellate ben assestate contro l'ipocrisia, la malvagità, la supponenza, l'ingordigia di chi dovrebbe sapere che non c'è niente da raccogliere sul ciglio della strada. Spaccare tutto; muri costruiti per dividere colpevolmente, porte troppo pesanti per essere aperte con agio, oppressioni senza fine. Demolire le perverse aspirazioni di chi dovrebbe stare a casa, a guardare la tele, e che invece, nessuno sa spiegarsi il perchè, si è trovato un ruolo all'interno del pianeta; annientare senza ritegno coloro che fuggono dimostrando, adesso sì, di avere un po' di sale in zucca. Sfasciare quelle teste che non fanno altro che mostrare di essere troppo pigre. Dar pane ai denti di chi vive nell'insinuazione, nella provocazione, nel disturbo. Siete stanchi di questa società, ma non avete neanche una piccola schifosa idea di alternativa? Bene, spalle al muro, e pallonate medicinali sui reni, sulle costole, sui vostri crani insulsi. Sangue, tanto sangue che pare finto per le strade della città; bastoni raccolti chissà dove, e via a falcidiare di giustezza, a demolire tutto il “senza senso” che c'è. Ancora state lì a crogiolarvi nel vostro umile ruolo spacciandolo per unico? Spigolate di vecchi ma poderosi mobili settecenteschi sui vostri denti finti, sulle vostre bocche che vanno aperte solo per accogliere il legno appuntito. State ancora lì a far finta di niente? Non avete ancora capito che questa guerra l'avete dichiarata voi e che noi ce ne siamo accorti? Bene, l'effetto sorpresa vi distruggerà. Sballato da cotanta amarezza, sballottato da siffatta inutilità, imbarbarito e barba incolta, non c'è neanche da guardarsi allo specchio, non c'è da chiedersi se si è vestiti alla bisogna. Via verso la città che lentamente si desertifica, loro stanno fuggendo. Il ruolo di chi, con un colpo di mano, passa da preda a cacciatore, da vittima a feroce inquisitore, calza a pennello, moltiplica per mille le facoltà. Le capacità di sbaragliare. Sterminare senza pietà, questi sono esseri che si moltiplicano, anche questa è una cosa già detta. E allora via, con gioia, con senso di protezione per la casa, a schiacciare teste che giacciono per le terre, boccheggianti. Via, dopo una robusta colazione, a non curarsi delle richieste di perdono di chi sta lì, inerme, chiuso in un angolo, disarmato. Se ce l'avesse lui un'arma, non avrebbe pietà. Ripagarlo con la stessa moneta. Guerra preventiva. Fuoco e fiamme, ruggine e lacrimogeni, faccia avvolta da una bandana. Ma la causa è giusta. Lo è oggettivamente. Devastare senza remore, senza freni inibitori, tutti questi soldati del male che stanno remando verso l'abisso. Salvare con VIOLENZA le strade, i giardini, i futuri, la conoscenza, i disegni dei bambini. Imporre a colpi di annientamento la legge sopraffina scorta solo da dita sottili e aggraziate. Loro no! E quando tutto sarà finito, scriverlo da qualche parte. La storia non va mai dimenticata.

1 commento:

  1. C'e qualcosa nelle tue storie: un'allegoria dello spavento e dalla fuga. Lo spavento di vivere forse, la fuga della responsabilita di emozioni? chissa..e il mostro...o che mostro! :)

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