venerdì 9 marzo 2012

Rappresaglia

Taglia la corda, te lo dico così, perché oggi è il giorno in cui penso che sia più giusto farlo. Non è una fuga, non è un atto codardo, è tagliare la corda, in modo tale da respirare un po'. Taglia la corda, per dormire meglio, per mangiare sano, per non chiuderti dentro stanze in bianco e nero, dentro recipienti stagni, dentro mondi favolosi ma non permissivi. Metti il gel ai capelli, e se non hai capelli in testa, metti un berretto cool. Ma taglia questo cordone teso e tagliente, oppure questa cima zigzagante, questa fune intermittente che ti fa fare il doppio della fatica. Taglia, con forbici o cesoia, con un'ascia, con i denti se è necessario. Il viaggio è troppo lungo, il futuro, quel plastico futuro fatto di eteree e paradossali frivolezze, in realtà è troppo buio; qui, da qualche parte, in un angolo nascosto non remoto, c'è il vero punto di partenza, qui è la Salvezza. Qui è la Resurrezione, l'Eldorado. Anima Mundi. Eppure tu continui a vedere tutto ciò lì, mentre con una corda ti strozzi, ti ferisci le caviglie, sanguini dai polsi. Te lo dicono tutti, e te lo dico pure io: taglia. Un coltello appena arrotato, una pietra di fortuna raccattata chissà dove, i denti. I tuoi denti. Taglia la corda, gesto netto, doloroso ma rinvigorente; poi indossa un paio di scarpe comodissime, e corri, corri e fermati per riposare, ma continua a camminare. E poi corri ancora. Avrai tagliato la corda. Ma adesso non badare al futuro anteriore, devi prima fare ciò che ti sto dicendo. Niente congetture, niente teoria imposta alla pratica, niente stanze in bianco e nero, nessun recipiente stagno, devi dire un secco no ai mondi favolosi che non riescono a permetterti di viverli. Taglia, prima che lo faccia qualcun altro; taglia con la forza animale, con una scure, a colpi di randello, anche se ci metti più tempo. Da qualche parte si accorgeranno che lo stai facendo e la storia potrebbe cambiare. Recidi di netto, elimina il collegamento, fendi, come stessi usando un machete, come stessi dentro una foresta impervia, e fatti strada nel futuro. Il tuo. Elimina tutte le scorie di questo maledetto canapo, trancia i ferrosi elementi di questa trama sanguinante. Sanguinante di te. Taglia la corda, te ne prego. E corri via, verso qualcosa di meritevole, o verso un'altra corda da tagliare. Ma tu corri, come se ti stessi lanciando in un inseguimento senza fine; e se sarai stanco, potrai fermarti continuando a camminare. Non abbasserai lo sguardo, prolungherai la tua vista verso l'orizzonte, perché è lì che ti starai recando. Ma non andiamo fuori tema. Adesso, e non prima; adesso, e non mai, taglia la corda, non badare al resto. Non dare retta ai petali profumati, alle proibizioni, alle mosche bianche, agli attriti veri, e a quelli che si sono annidati nella tua testa. Non dare contezza delle tue aspirazioni, non ne vale la pena, credimi. E non fossilizzarti su ciò che di meraviglioso stai scorgendo. Taglia la corda, falla a pezzettini, ma solo se ti resta tempo; ammicca beffardo con la testa altrove, approfitta ingordo del pallido raggio di sole, e cavalcalo adesso, finché puoi, tagliando la corda. I mondi in bianco e nero, per definizione, non esistono; i recipienti stagni, a lungo andare, diventano tediosi; i mondi favolosi, credimi, li hanno inventati apposta per mettere una corda tra te e il resto. E allora guida la carica con gesto eroico, e sguaina la sciabola; oppure, di soppiatto, furtivo e caustico, con una limetta nascosta tra le dita, fai quel che devi. Non pensarci a lungo, non riflettere all'infinito, fallo e basta. E poi piangi di brutto, perché sappiamo entrambi che ciò che avrai perso è tanto malvagio, quanto immensamente meraviglioso.

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