giovedì 20 ottobre 2011

L'Uomo Albionico

Mi porta il conto per favore? Cos'altro si può credere, in queste mattine amare di antidolorifici, intorpidite di gambe addormentate, mentre la testa del mio femore pare rotta per il male che mi fa, e la testa del vostro affezionato ha appena cominciato una corsa contro il tempo, chè c'è un aereo da prendere lunedì mattina. Quattrocento giorni, more or less, una lunga piacevole planata, guardando la stanchezza in faccia e sfidandola, prendendo taxi per scoprire nuovi punti di vista da quartieri limitrofi; rimandando a “dopo” il momento del riposo, giocando a fare l'universitario che si dà ai parties, flirtando, dispensando consigli, facendo fare magre figure ai soliti cretini che si ostinano a popolare questo piccolo pianeta. Adesso il sofà sul quale sono seduto è più una prigione, un place dal quale difficilmente ci si può spostare, perfino per andare a fare pipì. E ancora più immobilizzante è la paura che qualcosa di negativo sia arrivata per sottrarmi alle mondane cose, e per mettermi dentro la dimensione di chi vive di ricordi, ancora una volta. E allora cosa si fa? Con movimenti accurati si sistemano due cuscini dietro la schiena, si dà una mossa alle dita dei piedi, così, per dare una parvenza di senso alla circolazione sanguigna, si butta uno sguardo al cielo, non si sa mai, chè il buon dìo non voglia prodursi nell'ennesima grazia di regalarmi qualcosa che oggi mi appare lontana e sostanziosa, e ci si inoltra indietro con lo sguardo. Persone, cose, qualche animale, città (una sola, ma immensa anche nell'aggettivo qualificativo), famiglia. E se mi sentissi in colpa? E se tutti questi nuovi microcosmi umani, tutti questi auguri per il mio compleanno, tutti 'sti ammiccamenti fossero di più di ciò che avrei meritato? Allora quel cazzo di conto rischia di essere astronomico. Mi guardo nelle tasche e non credo di avere i liquidi necessari per far fronte all'ammontare. Ho speso tutto in quattrocento giorni, more or less, e i risparmi li avrei lasciati per quando tornerò. E se la cosa non fosse possibile? No, no e poi no. C'è ancora tempo per lasciarmi andare. I proverbi sono tutte stronzate. Ieri ho preso tutta la gallina, l'uovo l'ho lasciato di mancia, e oggi mi interrogo su cosa possa esserci per me. I proverbi, già, sono tutte stronzate; è così che la pensi quando ti attacchi al palo sistemato in casa di Matilda la Folle, quando fai volteggiare Kim, quando fai finta di conoscere l'inglese e ti lanci in una conversazione goliardica con Matt, che per l'occasione è l'English Fabio. E ancora quando, auricolari alle orecchie, ti incammini sornione verso l'ennesima festa all'Aston University, verso l'ennesima puntata da guardare con Andrea, verso il martedi allo Spotted Dog. Sono rimasugli di speranza, oppure promemoria lasciati lì, ad uso e consumo, quando Frank si offre di farmi da mangiare, visto che non posso muovermi, e mi guarda con l'aria di chi capisce che il sottoscritto è sì immobilizzato, ma cazzo quanto viaggia con lo sguardo. Doppia razione di Paracetamol, please. È ricca di aspettative la malinconia che mi prende mentre dalla filodiffusione viene fuori Everybody Hurts di REM, mentre il brummo tiepido sole si appoggia sui divani dell'ostello, dopo aver bussato ai vetri delle finestre, mentre i Personaggi Perduti caduti con l'arereo continuano ad imperversare nel mio cervello, attraverso i miei occhi. Domani sera Yardbird? Non credo proprio, sono immobilizzato. E la cosa mi preoccupa. Perchè fino a pochi giorni fa facevo le cinque del mattino, il tassista ammiccava fraterno mentre pensavo all'ennesima notte di sesso; fino a pochi giorni fa caricavo la roba del ristorante con la costola rotta, mi improvvisavo adolescente con la bici su una ruota in Union Street. Una parola a destra, un'altra a sinistra, mentre Freddy, magari, intonava un We Are the Champions, così, per gradire. Indistruttibile Uomo, perchè così ha deciso l'Inghilterra Mia. Già, è come se la terra di Albione mi avesse dato tutta la forza necessaria per affrontare tutto questo, dal ventisei settembre dell'anno passato fino a questo sporco momento; e adesso che la sto abbandonando, ecco che mi sta togliendo le energie. Torno, colline amiche, non preoccupatevi, torno in venti giorni, e magari non vi lascio più. Due teste, quella mia, e quella del femore, pare stiano pensando all'unisono: cosa ci torni a fare lì, caro Fabio? Ma non è evidente? Rispondo con l'aria spaesata e con lo sguardo rivolto nel vuoto. Vado a riabbracciare la mia mamma, e passate pure il bisturi al chirurgo, se questo è il conto che devo sostenere.

2 commenti:

  1. Per me ormai sei parte integrante di Birmingham: non riesco nemmeno a immaginarla senza Fabio. Goditi il tuffo nei ricordi: è tonificante e (perché no?) rinfrescante.
    Last but not least, in bocca al lupo per il tuo femore e la tua costola: ti auguro tutto il bene possibile.
    TAKE CARE! (come direbbero a B'ham)

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  2. fai un lungo respiro e vola nell'altra isola... In bocca al lupo!!!

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