sabato 6 agosto 2011

Repetita Juvant (?) -la storia della Signora Memento

Di tutto, succede l'impossibile, ormai non ci si stupisce più. Andiamo tutti alla festa di Matilda. All'ennesima festa, all'ennesimo party; su, a casa di Matilda, che è americana del Vermount, o del Oklahoma, o di qualunque altro Stato Unito. Raggiungiamo il ventottesimo piano dl grattacielo più alto di Brummolandia, c'è tanta gente che ci aspetta. C'è così tanta gente che nessuno risponde al citofono...casinari; e però, c'è talmente tanta gente che quel cazzone del portiere del grattacielo dovrebbe saperlo che ci stanno aspettando e quindi potrebbe anche aprirci il portone. Niente, non si muove di un centimetro 'sto stronzo. “Dai, ormai mi conosci, dovresti saperlo che siamo tutti qui per andare all'ennesima festa di Matilda l'americana; io sono quello delle altre mille volte”- dico io col tono di chi sa usare la proverbiale logica. Vari tentativi, poi l'uomo negletto si muove a compassione: “ok, vai tu”- mi dice, con aria stanca, “e torna con qualcuno, chè io non mi fido”. “Of course, and thanks a lot”- gli rispondo. Poi sussurro un bel “vaffanculo”. L'ascensore è capienterrimo per uno soltanto, specialmente per me che sono un peso piuma, sembra quasi che ci sia l'eco. Dlin, la porta del suddetto si spalanca malandrina, esco fuori e sono già davanti all'ingresso di casa Matilda, la ragazza americana, spesso e sovente ubriaca persa. È giustappunto lei che mi viene incontro; due baci negli angoli della bocca, che non fanno mai male ( la nostra Matilda oltre ad essere ubriaca in modo cronico è anche una gran figa), ed eccomi nel bel mezzo del flat. Kim mi raggiunge tosto : “ciao Fabiooooo” urla indianamente. Nel contempo cerco di spiegare a Matilda che la combriccola sta vivendo la sventura di aspettare giù, che qualcuno vada a prenderli, chè il negletto non vuole farli entrare senza un visto ufficiale. Matilda, col suo sorriso assente, mi rassicura che andrà lei a dirgliene quattro al portiere, e che darà il via libera ai cordialmente convenuti al baccanale. Mi rivolto, ma Kim non c'è più. In compenso mi si avvicina un'altra indianina. “Ciao”- esordisce“tu devi essere il famoso Fabio”. Io penso sistematicamente un glorioso “micacazzi”, lei continua dicendo il suo nome, che non ricordo. Ma non prendetevela con me, vedrete che la mia mancanza è nulla rispetto a ciò che leggerete. La ragazza è carina, ha dei bei capelli lisci nero corvino, due occhi profondi come solo le ragazze del subcontinente a volte sanno avere, la pelle liscia, la carnagione olivastra...insomma, la serata la si potrebbe passare con mucho gusto con la bella indiana. Da dove vieni, dove stai andando, che fai qui a Brummia, da quanto tempo, sei ubriaco...mi aspetto le mille domande tipiche della conversazione che sembra debba scivolare lenta ma lasciva sui binari dell'ordinario. Poi, ad un certo punto succede qualcosa. Mi accorgo che la ragazza, di cui non ricordo il nome, ma vi renderete presto conto che la mia mancanza non mi evita di apparire in confronto alla suddetta una specie di Pico della Mirandola, comincia a ripetere le cose che ha appena detto. “Tu sei siciliano? Quindi mafioso! Ma lo sai che ho conosciuto uno della mafia irlandese?”- mi dice. Bene! Un attimo dopo mi chiede: “da dov'è che vieni?”. Io le rispondo che sono siciliano, ma col tono di chi si è già espresso in tal senso; e lei, quasi con meraviglia, e con la voglia di rendermi partecipe di una specie di segreto mi riinoltra un: “Tu sei siciliano? Quindi mafioso! Ma lo sai che ho conosciuto uno della mafia irlandese?”. Io resto interdetto, almeno un pochino. Ma ci sta, non credete? Poi mi dice che abita negli Stati Uniti, South Carolina, quindi mi chiede: “Tu, come hai detto che ti chiami? E da dove vieni?”. Io resto un lungo, quasi interminabile secondo, a scrutarla; a lei pare che io la stia guardando con chissà quali nascosti secondi fini, quindi ammicca non poco. Ma il secondo interminabile non è ancora finito; penso un attimo che si stia trattando di uno scherzo, ma non ci vedo niente di plausibile in tutto ciò. Realizzo ufficialmente che sto chiacchierando con una demente: “sono siciliano”- balbetto. “Tu sei siciliano?”- dice lei strabuzzando gli occhi-” Quindi mafioso! Ma lo sai che ho conosciuto uno della mafia irlandese?”. Sto quasi per dirle che sì, lo so me l'hai appena detto...ma il famoso genio che si impossessa di me di tanto in tanto mi chiude sapientemente la bocca come se nel contempo mi stesse suggerendo il comportamento da adottare. Allora il mio occhio si trasforma; e da incredulo passa ad essere furbo e maligno. “Quindi, cara la mia indianina, tu vivi in America!!!”- le dico sorridendole con gli occhi. Lei spalanca tutto, bocca sapiente, occhi nero corvino, e narici subcontinelntali: “e tu come fai a saperlo!?!”- mi rimanda incredula e colpita. “Eh, sapessi, io sono un indovino”- sto gioco mi piace da subito- “posso anche dirti in quale stato abiti”. A questo punto Memento, chiamiamola così, sorride di gusto, come se sapesse che la sfida nella quale mi sono cacciato è per me una missione impossibile. “Dunque, vediamo”- faccio finta di riflettere –“Carolina, hai la faccia da Carolina”- dico, e nel frattempo socchiudo un occhio che ho furbescamente chiuso poco prima nell'atto di apparire in tantrica concentrazione- “secondo me vieni dal South Carolina”. “Noooooo”- mi dice Memento l'indianina, la donna a cui manca l'Hard Disk interno. “Dai, hai sentito prima mentre parlavo con quell'altro ragazzo”. “No, sono appena arrivato e non ho parlato con nessuno”. E' ai miei piedi, l'ho con facilità convinta che sono una specie di Mago Otelma, il Divino. La pratica è semplice come bere un bicchiere d'acqua. Basta farle una domanda, attendere la risposta articolata; quindi rifare la domanda e dire, anticipando la risposta: “no, no no, aspetta un attimo, voglio indovinare”. Ci raggiunge Andrea; lei ammicca un pochino anche nei suoi confronti, poi gli chiede: “Tu da dove vieni?”. “Italia”- risponde Andrea. “Italiano? Quindi mafioso! Ma lo sai che...” eccetera eccetera... Andrea sembra divertito e anche un po' interessato. Poi anche per lui arriva il momento in ci deve rendersi conto che sta avendo a che fare con Memento. E la cosa avviene quando lei, trenta secondi dopo il loro primo approccio, gli chiede: “Da dove vieni?”. Andrea risponde anche lui con il tono di chi sottintende: “ma, ma, ma”- ad Andrea piace sottintendere balbettando- “ma te l'ho appena detto”. Non fa in tempo a dire “Italia” che già la Nostra Eroina (probabilmente “eroina” in senso stupefacente) sta già esclamando il suo accorato: “Italiano? Quindi mafioso! Ma lo sai che ho conosciuto uno della mafia irlandese?”. È arrivato il momento di ergerci a novelli Benigni e Troisi, e calorosamente ringraziare Memento per gli attimi di giubilo che ci ha regalato, ma come i suddetti con il funzionario doganale toscano che imponeva loro il pagamento di “Un Fiorino” dimenticando che i due erano appena passati dalla stessa dogana, ci prendiamo la briga di dedicarle l'ennesimo Vaffanculo della nostra vita. Con buona pace del resto del mondo, non so come dirvelo, ma io qui mi diverto un casino, anche per gli incontri meravigliosi con gente come l'indianina Memento, che beve due bicchieri di vodka e si riduce così. Alla prossima festa di Matilda...

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