giovedì 11 agosto 2011

Abbiamo Fatto Bene

Lasciare casa, preparare un minimo di bagaglio, salutare tutti. Dare un'occhiata alla common room, che è common room per gli altri, per me è il soggiorno di casa. Dare un'ultima occhiata ai ragazzi. Prendo il treno per Newcastle. Vado a vedere Luca dopo un anno esatto dalla nostra schizofrenica scelta. La stazione, i viaggiatori, il biglietto, lo zaino sulle spalle, il portafogli dentro i luoghi più sicuri; la stazione, quella che mi accolse tanto tempo fa, quella che mi rigettò poco dopo, io e Luca non volevamo andare via. Io tornai poco dopo. La stazione di New Street, lo zaino sulle spalle, le ragazze universitarie pronte anche loro ad andare via. Lo strattone del primo movimento del treno, la stazione che si allontana, la strana sensazione tipica di chi crede di avere forse dimenticato qualcosa. Burton on Trent, Derby, Chesterfield dove ad una ragazza ho spezzato il cuore, Sheffield e il suo carico di bruttezze; e poi ancora Wakefied, Leeds, dove giocava il Maledetto United, York, Darlington e Durham. Prima di arrivare a Newcastle me le faccio tutte; ad ogni stazione le case coi mattoncini rossi, le ragazze sedute, le loro All Star, gli auricolari ormai continuazione dei loro corpi. Spacco l'Inghilterra in due come una mela. La apro per vedere cosa c'ha dentro. La scruto perchè sono da solo; ne sento quasi l'odore. Incrocio lo sguardo con una ragazza asiatica attraverso il riflesso del finestrino. Il finestrino poi mi apre il mondo dell'Isola più famosa del mondo. Il treno traccia una lunga diagonale, dal centro al nord, e casa si allontana. È come se tutto ciò mi stesse dicendo che ne avevo bisogno, che dovevo fermarmi un attimo, che dovevo salire su un treno, che dovevo tagliare l'Inghilterra in due come una mela. Nove fermate, nove volte ridesto lo sguardo dal mio laptop. Mattoncini rossi, ancora una ragazza seduta su una panchina, auricolari alle orecchie, All Stars come evergreen di tutte le generazioni, borsa a portata di vista,; dentro quella borsa c'è sicuramente il suo mondo, la sua roba, tutti i suoi oggetti che hanno col tempo preso anatomicamente la forma che lei ha dato loro. Nove stazioni con il cartello “welcome”, nove volte l'altoparlante interno del Cross Country ci ripete che dobbiamo fare ancora tanta strada. Nove, più Birmingham, la partenza, più Newcastle, l'arrivo. Per un totale di undici. Come una squadra di calcio. La squadra di calcio è lì che mi aspetta, ma è solo una scusa. Un anno, è passato un anno da quella schizofrenica scelta; Luca ha preso una strada tanto tortuosa quanto la mia, anche se la sua vita non è cambiata poi di molto. Sempre le stesse facce, i calciatori...ti guardano seduti nella hall dell'albergo e ti chiedono con gli occhi di cagarli un po'. “Andiamo a mangiare al Mc Donald...abbiamo tante cose da dirci”. Ma non c'è poi tanto da dirsi; basta guardarsi negli occhi, basta ricordarsi che abbiamo fatto bene, che tutto è stato fatto bene; e ancora che abbiamo fatto bene a dire un bell'arrivederci. Mi sembra di stare ancora su quel treno, mi sembra di aver chiesto a Luca di salire and carry on... Come quando sto da solo, mangio un panino in un angolo nascosto nel verde di Newcastle. Città di merda, ma non importa, c'ho un grosso elastico attaccato alla schiena, giusto il tempo di tagliare in due l'Isola come una mela, giusto il tempo di ricordare a Luca che abbiamo fatto bene, il tempo di farmi ricordare da Luca che abbiamo fatto bene. La felpa, lo store del Newcastle United, la pioggia, il freddo. Ancora il tempo di assaporare il clima nostalgico della stazione, e poi via di rincorsa. Casa, Birmingham, mi aspetta. Durham, Darlington, York, Luca è ancora qui con me, anche se sono solo, anche se a farmi compagnia c'è il cielo d'Inghilterra, lo sguardo asiatico attraverso il riflesso del finestrino, le gocce di pioggia che si scompongono sul vetro. Leeds dell'altro United, quello Maledetto, Wakefield e Sheffield, la città delle brutture; montagnole sgraziate e praterie indimenticabili dentro un'estate atipica, almeno per me. Poi il cielo, il malessere che guardo dritto negli occhi, il malessere che sconfiggo, e il cielo, con le nuvole parlanti. Chesterfield, dove ho spezzato il cuore ad una ragazza, Derby, Burton on Trent, ancora stazioni, ancora mattoncini rossi, ancora ragazze solitarie, All Star evergreen ai piedi, auricolari, borse a tracolla... e io, soggetto e oggetto di un lungo rinculo; torno a casa, come fossi stato in apnea, come c'avessi la fotta che non ho mai avuto prima. Come se casa mi stesse aspettando per ridarsi a me. Qualcosa in più, dentro il mio zaino sulle mie spalle, dentro la mia mente che si espande, dentro il mio mucchio di ricordi in disordine. Con Luca ce lo siamo detti, abbiamo fatto bene. Adesso so che lui, insieme ai calciatori dentro un aereo sulla via di Firenze la Bella, mi sa a casa mia, a casa nostra. Casa mia mi rivuole; spalanco la porta, penso a cosa cucinare, indosso la maglietta comprata nello store del Newcastle United. Riorganizzo le idee prima di ricominciare. Ancora stazioni, ancora ragazze con le All Star, ancora auricolari e riflessi di finestrini. Almeno questo, pensavo, prima della Rivolta... Ma sconfiggeremo anche quella, e diremo ancora che abbiamo fatto bene.

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