giovedì 21 luglio 2011

Un Ottimo Raccolto

Vorrei chiudere gli occhi e addormentarmi... Nel periodo Pavement, arriva la domenica, quella domenica. Sono Fabio Pantuso, ore piccole che stavano per diventare grandi; e poi nove del mattino, una sveglia repentina, ma no, ho ancora sonno. Due ore di dormita pesante supplementare, eppure lo spazio di pensare, di scandagliare, di contemplare tutto ciò non manca... Nel periodo Pavement, alle undici e qualcosa, puntuale, arriva la telefonata che mi sveglia, arriva la telefonata di Sciù. “Mi stavo rotolando sul letto, tanti auguri Piccolo Mio...”. Si resta piacevolmente interdetti dopo questo tipo di attrattive, si resta colpiti a morte, una morte dolce come una giostra che si stacca dal perno e ti guida verso mondi lontani, poi cambia docilmente direzione, poi sceglie per te dei binari da seguire, poi cambia ancora... Sono Fabio Pantuso, nel periodo Pavement, colonna sonora “...And Carrot Rope”; il passaggio da un building ad un altro è quasi cadenzato, la common room del Backpackers sembra ovattata, sembra un tonfo sordo. Qualcuno mi guarda con curiosità, altri mi accolgono con un sorriso. Una lavagna reca scritto un grosso “buon compleanno Fabio”- resto lì per un momento. Facebook, il suo carico di frasi a effetto, di parole ricercate. Le distorsioni lo-fi dei Pavement stanno lì nella mia testa mentre cerco di non piangere quando leggo di Angelo e del suo pensiero rivolto al sottoscritto. Poi Valeria sembra darmi il colpo finale, lei e quella frase che mi accomuna ai suoi uomini, a quelli della sua vita. Sono Fabio Pantuso, nel periodo Pavement, dentro una cerchia di uomini eletti, siamo in tre, io, un avvocato e un karateka. Con Francesca abbiamo fatto le cinque del mattino, ore piccole che stavano per diventare grandi; adesso siamo per la strada, camminiamo lei e io, Fabio Pantuso, nel periodo Pavement, colonna sonora “Major Leagues”; arriviamo allo Spotted Dog con notevole ritardo, ma non c'è ancora nessuno. Poco male. Sembra quasi che lo sapessi, arriveranno tutti alla spicciolata. Dentro il letto, tra le nove e le undici, prima della telefonata, prima del giorno, nell'attesa, tra le paure, tra le ansie, con gli inganni, con le certezze, anticipando la domenica, quella domenica, provo la stessa sensazione che si prova quando tocchi le mutandine di una ragazza e immagini che siano di un colore che poi è diverso da quello che è in realtà. Fabio Pantuso, a passeggio sotto la pioggia di luglio, insieme ad una bambina di venticinque anni. Arriva la gente alla spicciolata, ma questo l'ho già detto. Questo lo sapevo già. Torte per Fabio Pantuso, anche se nessuno sa che sono nel periodo Pavement, un'altra volta. Si ride e si scherza in tutte le lingue. Montse è maestosa come il Santiago Bernabeu, è grande e maestosa sì, come qualcosa in cui capita sempre qualcosa di bello dentro. Seila mi schiaffeggia come se volesse ancora dimostrarmi il bene che mi vuole; mi fermo per un attimo, mi ridesto. Adesso la festa è lì, scatto una foto, poi metto la fotocamera in tasca, quindi scatto un'altra foto. Sono Fabio Pantuso, con entrambi i piedi dentro il periodo Pavement, colonna sonora “You are a Light”, e c'è tutto o quasi. Tutto o quasi. Angela ha smesso subito di essere figa e adesso è un'altra sorella. Una sorella che si è messa lì e mi ha cucinato quattro torte, o cinque, e chi le ha contate più... Matteo sembra il paggetto che annuncia l'avvento della mia Famiglia. Arrivano alla spicciolata... Manca Zoltan, cazzo, che è partito per l'Ungheria; mancano Jani e Mescia che stanno lavorando. Ma la mia Famiglia è lì. Sono Fabio Pantuso, inebriato dal sapore di protezione, con Frank che mi guarda da lontano, con Sam e Mathilda che giocano a fare le damgelle, con Anne triste. Fabio Pantuso, dentro il periodo Pavement, è chiaro che la colonna sonora è “Annie Don't You Cry”. I ragazzi italiani, Susi e Kasia, la griglia per cucinare la carne, la giornata uggiosa tutt'intorno, ma Battisti non c'entra, è il periodo Pavement, e la giornata non finirà mai. Anche Andrea mi osserva da lontano, Andrea mi scruta da vicino; poi mi dà il suo regalo, un altro cappello. Sono Fabio Pantuso, l'Uomo dei cappelli. E poi non c'è stanchezza quando andiamo via da lì; torniamo in ostello, anche se il compleanno non è finito. E la giornata cominciata con la telefonata di Sciù adesso sembra divisa in capitoli. Sono Fabio, sì, Fabio Pantuso, intento a scaricare centotrentotto foto sul laptop, colonna sonora “Infinite Spark”. Vieni un attimo qui, mi dicono. Questo è il tuo regalo, sentenzia Misci. La mia nuova bicicletta è tra le mie mani, il resto della combriccola mi circonda, quella cazzo di “Infinite Spark” è troppo corta, e sento che potrei piangere da un momento all'altro. Non male, per uno che ha minacciato di uccidere un uomo in quello stesso luogo non meno di due giorni prima. L'hai meritato, l'ho meritato. Torte per tutti, c'è da festeggiare, anche se non mi ricordo più quanti anni compio. Vado a vedere Gennaro che suona in un pub; Gennaro con i capelli raccolti in una coda; Gennaro che suona alla destra del ragazzo greco. “Questa è per Fabio, che oggi fa il compleanno”- dice la cantante. Ancora quattro salti, ancora succhiare il succo e mordere la polpa di questo giorno straordinario. Ancora e ancora. Poi torno a casa, mi accompagnano con la macchina, ma io preferisco immaginare di tornare a piedi. Sono Fabio Pantuso, a passeggio sotto la pioggia di luglio verso Coventry Street, tre tentativi di suicidio, le telefonate di Sciù e di Christian, una bicicletta nuova. Fabio Pantuso, nel giorno del suo compleanno, nel periodo Pavement, colonna sonora “Transport is Arranged”. Ho proprio fatto un ottimo lavoro, e il difficile è passato, non arriva adesso; e finalmente posso chiudere gli occhi e addormentarmi...

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