venerdì 8 luglio 2011

Le Fragole negli Occhi

C'era lei, c'era lei e un giorno pieno di stagioni. C'era lei col suo sorriso, e io con le mie sigarette, con le mie calze a righe, senza i miei occhiali da sole. C'era lei, nella mattina di luglio inoltrato, vertigini, con la sua fede nuziale al dito, col suo sorriso, e io, con la mia voglia di libri, con le mie scarpe... C'era ed era fantastica; era fantastico stare lì a non far nulla. Nulla di nulla. Perchè c'era lei, il suo sorriso, le sue mani affusolate, la sua paura di scoprire che io prendessi una qualche iniziativa, paura sana, sottile, di fino. C'era lei, oriente sano, miscuglio, trame di mille vite che si intersecano, si dibattono, si prostrano davanti alla vita e poi la battono. Già iniziata al mondo, già iniziata alle cose terrene, c'era lei, i suoi pantaloncini, le sue calze nere da inverno, un'estate di pochi minuti, una piccola maledizione buttata al cielo per non aver portato l'ombrello, e un portone pieno di misteri. C'era lei, il suo sorriso, e c'ero io, davanti a tutti quei quadri che raccontano di storie e di eventi, di leggende e di tesori; c'erano i nostri passi all'unisono, c'erano le nostre facce verso il futuro, poco futuro. C'era lei, una strana banconota, “ma vale lo stesso qui”... I suoi occhi a mandorla, le sue labbra gentili, il suo slang nordamericano, il mio inglese ancora troppo piccolo ed impaurito. C'era una donna cieca su un prato, una bambina che le teneva una mano, due arcobaleni, l'altra mano a stringere il fogliame... C'era lei, non più il suo sorriso, per un attimo, e a me è bastato così; senza fronzoli, senza ammaccature cerebrali, senza danni collaterali, senza indizi da verificare, senza evidenti promesse, senza gusti da scoprire. C'era, e c'ero anch'io, con le mani in tasca, con i buoni propositi facili da osservare, con i suoi capelli lisci da scrutare, con la sua benedetta fede nuziale; e lei c'era, fragile e forte, prepotente senza zavorre, nitida. C'eravamo noi, immersi nella giungla dei volumi di una libreria, immersi nella volontà di far sapere l'uno all'altra dei nostri trascorsi narrativi, vogliosi di dare quel poco concesso di dare. Mistici e sognatori, liberi e sostanzialmente indecisi, ma felici. In quel momento, felici. Nulla più. C'era, col suo sorriso, nella tarda mattinata, quando non conti il battito del tempo, quando meriti tutto questo, quando l'unico rumore è il click della macchina fotografica; c'era, ardita e già compromessa, forte e imperante sui suoi pensieri, sulle sue rimostranze da fare al mondo; e c'ero, ad osservare, ancora ed ancora tanto, grazie al cielo. C'ero, lontano dalle snervanti operazioni della parte destra del mio cervello, lontano dai riti liturgici che mi cadenzano l'esistenza, o che provano a farlo. C'ero io, ma soprattutto c'era lei, col suo sorriso in prima linea, con il profumo di tè, con le fragole negli occhi, senza l'ombrello per ripararsi da una pioggia per nulla fastidiosa...furba! C'era, col suo incedere alternante tra sorrisi e amarezze, tra sguardi, spallate amichevoli, ammiccamenti dolci, parole slang... E c'ero, con le mie calze a righe, con un pezzo pop in testa, con le mani in tasca. Testa sgombra di pensieri, libri, quadri che ti entrano dentro con la forza che solo un pazzo artista può avere; c'era lei, il suo sorriso indimenticabile, c'ero io, senza occhiali da sole, dentro una piccola parte di mondo, dentro un giorno pieno di stagioni...

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