giovedì 23 giugno 2011

Nowhere Fast

Velocemente, fin troppo. Stòppati per un momento, così non riesco ad assaporare. Velocemente, come sull'ottovolante, sono venuto in Inghilterra cinque minuti fa. Sono venuto in Inghilterra da talmente poco tempo che ancora non parlo la lingua. È stato prima, poco prima, che mio fratello ha compiuti gli anni. E le settimane volano, sarà un buon segno? Volano, le settimane volano, cadenzate e diversissime, come fossimo tutti dentro un gigantesco autoreverse. Velocemente, troppo. Così non c'è gusto, quasi. Prendi la bici, attaccala al palo, telefona ad un amico, manda un sms ad un' amica. Il mio ostello si popola, centinaia di persone, un minuto dopo è deserto, quasi. Treno comodo, con tutte le comodità, il wi-fi, il sorriso di una ragazza seduta di fronte, le gambe accavallate...ma cazzo se è veloce. I campi di grano, il verde, gli alberi. Ma tutto passa velocemente, fin troppo. Perchè alla fine i pali dell'alta tensione si prendono il mio sguardo, le mie attenzioni, il mio campo visivo. Quando questa guerra finirà, quando questa pace finirà, allora ricorderò tutto questo, ma intanto stòppati per un momento, perchè vai troppo velocemente. Un'altra triade di days off, un'altra settimana di bianco cucina, di verde ristorante, di bidoni della spazzatura, di film notturni; e poi troppi italiani in giro, Spotted Dog, amici, almeno voi, fatemi sta cortesia, fermatevi un attimo, fatemi assaporare, perchè tutto va velocemente, fin troppo. Ho guardato bene il suo viso, e l'ho vista ragazzina, tredicenne, sì i suoi occhi me l'hanno dimostrato. Come ci sei arrivata fin qui? Come hai fatto a raggiungere questo momento così velocemente? E perchè questo momento è già passato? Velocemente, fin troppo, coi barattoli di Nutella che vanno aperti, con la teiera che va riempita, con gli avventori dell'ostello che vengono e che vanno, con i cattivi ricordi che si ripresentano come gli esattori delle tasse, perchè il tempo è diventato un'opinione, e allora tutto è successo dieci minuti fa... Velocemente, come il treno su cui sto, come lo sguardo sorridente della ragazza seduta di fronte, che si distoglie velocemente. Allora mi sdraio sul mio letto, magari il tempo prova pietà, magari si ferma un po'. Il suono del treno che passa (o sul quale sono seduto) non è triste, ma è il suono di un treno che passa velocemente; come la scia di un aereo che si dissolve con tanta celerità che alla fine pensi non sia mai accaduto. Invece accade, accade tutto velocemente, fin troppo. Ester mi chiama, vuole andare a prendere un caffè; Seila mi rimprovera per la mia assenza, Angela legge il mio blog. Ma tutto è veloce, come se ci fosse una bomba con un timer dentro, e dobbiamo fare in fretta. Di autentiche emozioni ne provo a bizzeffe, ma adesso alla radio sembra quasi che passino solo spezzoni canzoni. Velocemente, con le birre che mi passano da sotto il naso, come il mio rum e coca prigioniero della mia mano destra, come gli avventori dell'ostello che vengono, trovano lavoro e vanno a vivere in appartamento. Come le lezioni di italiano date alle francesine. Oggi giovedi, dieci minuti fa era martedì; dove sono i giorni passati qui? Dove sono i mesi? Poi mi volto e vedo tutto. E mi chiedo: perchè tutto così velocemente? È il prezzo della felicità, della spensieratezza. Cazzo! Per stavolta sono stato veloce...

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