lunedì 15 luglio 2013

La Profezia di Balandino

Si sta in cucina; si sta in cucina e si conversa di facezie e di mali della vita, di mondi sconosciuti e di padelle da comprare. La mia facciata è in un certo qual senso da didascalizzare, anche se a me il suo significato sembra di facile intuizione. Dentro sono un vulcano, vorrei volare e scappare e fugare e riempire le scarpe di dentifricio; fuori sono serafico, come se non mi importasse più di far sapere che tipo di pruriti ho. Il mio coinquilino si chiama Balandino; come quei personaggi ricercati dei romanzi di Moravia, come quei personaggi che raccontano di una borghesia al potere negli anni Liberty dei primi del Novecento. Non ce ne sono molti di Balandino, se ci pensate un po'. Io l'idea l'ho già fatta mia, mentre lui parla, parla e ascolta. Mentre gli dico che si, ho un debole per le ragazze orientali; mentre una ragazza orientale sta sempre dentro di me, un'altra nostro malgrado è scivolata via. Ma tutte queste cose a Balandino, in cucina, chiacchierando, tra padelle e decoder, tra quadri che mancano e vani dentro il frigo, tutte queste cose a Balandino non le dico. Mi mantengo sul vago, faccio una cernita delle cose interessanti, o quelle meno. Ci vado giù di intrattenimento, la butto sul sorriso, sulle futilità. C'è tempo amico mio. “Magari quella che incontri domani, chissà, è quella che sposerai”- mi dice Balandino dal suo punto di osservazione da personaggio moraviano. Magari, oppure no; oppure sorrisi, un caffè, un libro comprato nell'attesa. Magari una gonna, la matita negli occhi, la bottiglietta d'acqua a portata di mano. Magari Balandino ha ragione, e sarò fulminato su High Street, vicino la fermata del 960; oppure passerò i miei giorni non accorgendomi di ciò che ho ad un metro da me. Balandino continua a parlare di bicchieri a buon mercato, comprati dalle parti di Moesley, io immagino artisti zoppi, candele profumate, l'ennesimo paio di occhi a mandorla che malcelano una puerile falsità. Eppure il mio Eldorado è lì, io lo so. “Magari ne incontri una domani, e te la sposi”- incalza il Musicista. Io partecipo attivamente alla conversazione, ci rido e ci sorrido, ci intreccio una tela con i miei argomenti; cambio discorso, volo, plano, torno sul main argomento. Pronti partenza... Domani sì, domani sarà ancora treno, e finestrino di treno, e piccola attesa, e studio dell'ennesima ragazzina che gioca a fare l'occidentale violentando se stessa e le sue timidezze. Domani, sostantivo profetico, domani segnaleremo l'ennesima sconfitta, o racimoleremo un'altra, piccola, striminzita vittoria. La ragazza dell'A-team è lontana nel tempo, e forse nello spazio, anche se son sicuro tornerà, e sarà troppo tardi. La papessa è persa nei meandri delle sue effimere consolazioni. Il resto del mondo non mi appartiene più, perchè sono uno stupido cocciuto. C'è un esercito di infantili “Ooohhh” schierato davanti a me, e io sono talmente folle da volerlo affrontare da solo, con i miei trentonve anni nascosti chissà dove. Il resto è Balandino, e io, seduti attorno all'impossibile tavolo Nonna Style della cucina; una conversazione artefatta, giusto per conoscersi un po' tra flatmate, giusto per cazzeggiare. Ma se il mondo infinito che ho dentro trabocca anche solo un pochino, un motivo ci sarà. Alla prossima. Cresci Fabio, e fallo finalmente.

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