venerdì 1 marzo 2013

Si Sta Come D'Autunno

Dalla lettera di un soldato al fronte

Ovunque nel Mondo, In Qualunque Momento

Cara mamma,

so che dovrei dirti di non preoccuparti, e che sto bene. Ma so anche che mi hai insegnato il valore dell'onestà, che sta alla base del nostro comune fine, e che devo metterlo in pratica in ogni occasione. E quindi che onestà sia. Fa tanto freddo qui, forse e soprattutto perché siamo in pochi, e allora risulta difficilissimo riscaldarci vicendevolmente. Anche se noi sappiamo benissimo come si fa. Il nemico ci attacca da tutte le parti; sono orde di animali inferociti dalla voglia di appartenere a qualcosa, dalla brama di sentirsi importanti. Le nostre postazioni di artiglieria pesante si producono quotidianamente in uno sforzo sovrumano nel tentare di arginarne l'incedere. Ma non bastano i meriti e le competenze. Loro hanno una stupida furbizia dilagante che riesce a toglierci le forze. Stiamo arroccati qui, nella nostra trincea di sogni e di munizioni spuntate che non vengono recepite dal nemico, e loro attaccano da ogni dove. Li riconosci perché sovente hanno una camminata dinoccolata, accompagnata da una risata senza stile, senza leadership, senza karma; altre volte sono perfetti nelle loro uniformi impeccabili, anche quello è un espediente che vorrebbe mimetizzarli. Noi fortunatamente non cadiamo nell'inganno. Anche se non siamo equipaggiati per le semplici scaramucce, noi vorremmo disintegrare ogni più piccola molecola che li compone. Di tanto in tanto ci astraiamo dalla lotta e osserviamo le vergini praterie. L'altra settimana, cara Mamma, abbiamo cercato di fermare l'avanzata nemica con raffiche di gergo ricercato; poi abbiamo rincarato la dose citando Leopardi a memoria; e Giuseppe Giusti, e la Revolucion dei Peones. Naturalmente non hanno capito che era solo sfoggio di erudizione! Anche se loro stessi hanno poi risposto al fuoco con delle risate starnazzanti, e allora abbiamo dovuto riparare in un angolo del campo di battaglia. Il fatto è, mia dolce Mamma, che non c'è acume che tenga, non c'è logica che basti, non c'è educazione che possa, contro l'assordante fragore delle loro musiche “giuste”, del loro artefatto divenire. Dovremmo studiare il modo di isolarne uno, solo così possiamo annientarli, stanandoli uno per uno, senza che essi usino la becera forza che li contraddistingue quando in gruppi più o meno corposi si raccontano distorsioni di verità. Ma farlo richiederebbe troppo tempo, e allora anche la nostra missione prenderebbe le forme e le sembianze della loro. L'unica è cercare di bombardare le loro nuove leve con degli ordigni di umiltà, e di apertura di meningi. Ma come fare a isolarli dai loro superiori? Questi ultimi sono essi stessi un'arma quasi invincibile, un ostacolo insormontabile. Il fatto è che la nostra guerra la stiamo conducendo contro persone che hanno la convinzione di essere come noi. Ci abbiamo provato con il tatto, con i sorrisi ammiccanti, con le parole semplici da tramutare, via via, in più complesse. I più temerari tra noi sono addirittura usciti allo scoperto, e hanno sparato raffiche di buona volontà, di tertuliano cameratismo, addirittura di bontà. Ma ahimè cara Mamma, abbiamo visto i nostri nemici nella loro macabra trasformazione, e da semplici spettatori si sono arrogati il diritto di avere voce in capitolo, cosa che fanno con una velocità disarmante ed impressionante. Quella è stata una cocente sconfitta, una dura ritirata. La ricerca dei rinforzi è operazione che va per le lunghe; a volte capita di essere convinti di avere trovato un buon soldato per la causa, ma il più delle volte si scopre che è stato il nemico, il beffardo traditore del pensiero, a mandarlo, tanto per confonderci le idee. Altre volte, e ciò mi disarma più di tutto, è la stessa nuova leva che non si capacita del fatto che lui, per sua natura, appartiene alla fazione che sta al di là delle nostre barricate. Così ci tocca pure di combattere all'interno del nostro perimetro, ed è difficile fargli capire che per stare con noi egli stesso deve cimentarsi in un cambiamento radicale delle proprie convinzioni. Anche se in questi casi, Mammina, c'è sempre la valida opzione del viaggio culturale, della visita ad un museo, magari per cercare di immaginare cosa stava pensando l'artista mentre pennellava; oppure un bel bombardamento di conviviale discussione sulla cinematografia di Scorsese, sui temi ricorrenti di Kubrick, sul frenetico montaggio di Oliver Stone. Quando succede, li vediamo scappare via ammutoliti, e allora rincariamo la dose sulle ali dell'entusiasmo, e ci mettiamo dentro elementi di psicologia, studi dei comportamenti umani, sociologia, fisica, poesia applicata ad uno qualunque dei rami dell'esistenza. Dovresti vedere le loro facce, Mamma, coi loro occhi spalancati, con i loro sguardi persi nel nulla. Sono quelli i momenti in cui ci mettiamo più lena, e allora aggiungiamo un'arma che loro non posseggono: la voglia di imparare. Solo così pensiamo che alla lunga possiamo sconfiggerli. Ma poi sembra quasi si moltiplichino, e allora è come se dovessimo ricominciare daccapo. Ieri il Capitano ci ha detto che l'unica arma che dobbiamo avere in comune con loro è la perseveranza. Anche se sappiamo benissimo che la nostra perseveranza e la loro hanno nature diverse. Il mio compagno di battaglia mi da ragione quando dico che la loro non è proprio perseveranza, è più ripetitività. Loro sono come le falene che sbattono costantemente contro la lampadina accesa, si bruciano, scappano dal calore, riguardano verso la luce, ci si ributtano, si ribruciano e così via...
Spero che tutti voi a casa stiate bene, e non preoccuparti troppo, Mamma, sai benissimo che i Cretini difficilmente fanno più male del fastidio che provocano; quindi fossi in te non mi lagnerei troppo di ciò che di realmente pericoloso potrebbero fare alla mia persona fisica. Preoccupati piuttosto, come facciamo noi che abbiamo scelto di stare qui in trincea, di ciò che potrebbero, dilagando, fare all'intera umanità.

Con tanto affetto, e tutto l'amore di cui sono capace

Tuo F

P.S. Se non vieni raggiunta da questa missiva, probabilmente è perché il postino è un soldato nemico

Nessun commento:

Posta un commento