lunedì 3 settembre 2012

Eternamente Amici

Chiusi al chiuso, nella penombra di una cellula stanza, divorati dalle attenzioni di un campus che si fa pancia; oppure sorretti dagli archi dei ponti di Digbeth, ammaliati dalle mani sapienti di una cameriera che spilla birra dal bancone di un irish pub. Chiusi al chiuso, compartimenti stagni, gelatina sui muri ad attutire colpi proibiti. Ma qualcuno ascoltava, e forse qualcuno sentiva. Adesso tu spicchi il volo, non senza paure, ma diamine se lo stai facendo. Hai rotto la membrana, e lo hai fatto mentre tutti ti consigliavamo di lasciar perdere, con sforzo sovrumano, da abbandonarci le energie. E io ti guardavo. Chiusi nel chiuso di un posto dove ci si incontra e ci si vive reciprocamente, a stracciarci di palle in buca, a raccontarci di come è inumano e miracoloso il mondo che abbiamo scelto, le vie tortuose che abbiamo intrapreso, i pianeti oscuri che aneliamo. Paure, terrori, scarpe, tutto inzuppato insieme ai biscotti al cioccolato. Tu adesso spicchi il benedetto volo, io ammiro lo squarcio nella membrana, sento sulle mani il raggio di sole che filtra malandrino. E ti chiedo con voce strozzata di aspettarmi; di aiutarmi, magari. Niente battiti di cuore, niente patemi incontrollati e auspicati; niente Grecia, niente porcherie. I miei battiti sono andati via quando... Chiusi al chiuso, maledettamente superiori, spiriti impacchettati chissà da chi, armi. Tante armi, tutte sotterrate. Provate a togliercele. Ci si è bruciati un po', ci si è bruciati tanto. Ma adesso, fuori dal chiuso in cui eravamo rinchiusi, fuori tu (io sto qui ancora un po', non che lo abbia scelto), adesso e per sempre, si vola. E si vola di paura, di terrore, di angoscia e di panico. Ma si vive. Nevvero? Con un machete ci si fa largo tra le soffici pochezze che ostacolano l'ordinario, ci si bea della quotidianità raggiunta. A volte. Eravamo chiusi al chiuso, adesso sei un puntino lontano che continua ad osservarmi, perché posso dubitare di tutto, di donne che mi baciano senza “volerlo”, di tristi personaggi che recitano da cani nel palco della vita, di tragici dispensatori di parole grandi come il vento; e ancora di matite che si spezzano come fossero bacchette di zucchero, di muri che cambiano colore, di questo tempo celere che non cadenza più, ma segna il passo mentre il terreno si muove. Posso dubitare della nostra capacità di tenere il conto in pari, ma mai della tua onestà. Chiusi al chiuso, o l'uno ammirante il volo dell'altro, decisamente Eternamente Amici.

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