lunedì 20 agosto 2012

Il Mio Ruolo

Adesso sto seduto sull'orlo... lui mi guarda e mi dice:” è arrivato il momento di mostrarmi al mondo”. Ci starebbe un ritorno da mamma. Campane a festa, oppure osserviamo uno strano silenzio. C'avevo una festa a cui andare, o così pensavo, e mi sono ritrovato ad uno di quegli incontri conviviali calmi e da adulti. Io, che adulto non sarò mai! Il mio ruolo mi sta ancora stretto, e forse la paura risiede in questa idea minuscola e fastidiosa. Così, tra una cena cinese mancata e un cinema saltato, ho tirato le somme di una densa settimana, e l'ho fatto in compagnia di Nuria, che è catalana di Girona, ha la battuta pronta, e sa fare i palleggi col pallone. Chissà quante idee dovrà ancora cambiare; chissà come si muoverà ancora tra le frastagliature della vita, chissà come raggiungerà un'adulta esistenza. Come la neve e il sole, diventiamo acqua avvicinandoci l'un l'altro; niente di scabroso, per carità, io e la catalana siamo amici, e ci siamo ritagliati un modo per esserlo, tra omelette tipiche e cioccolata con i cereales. Lei continua a parlare e parlare, anche per evitare di dover ascoltare cosa dico, e quindi di dover sforzarsi di comprendere, io invece me ne vado ancora un po'. Approfitto della stessa terrazza in cui ero qualche giorno fa con Myrto la greca, do uno sguardo alla cattedrale sovrastata suo malgrado dalla balena Selfridges, e me ne vado un po'. Sfuggo con scaltrezza ai capitoli che mi inseguono, alla sciagurata idea che ho partorito un melodramma da soap opera, che il mio stile non aiuterà la storia a prendere il volo, che mi sono ammantato di un ruolo non mio. Sto seduto sull'orlo, o cammino spericolato sul ciglio, oppure ancora, e al contrario, trovo una nicchia isolata nella quale sperdermi o nascondermi come sempre. Giusto per dare un'ultima occhiatina, un tocco ancora, mentre Nuria mi chiama e ride di me, ché non ci sto con la testa. Ecco trovato il mio ruolo nel mondo! Adesso ci vuole un po' di coraggio e ammettere le debolezze, ci vuole un pezzo lungo lungo di David Sylvian, ci vuole una sigaretta, un fermacarte, un macinino, una tertulia con annessi spaghetti e camicie di fuori; ci vuole una foto opaca, un viaggio nelle Filippine, il sorriso di quella ragazza, proprio quella lì. E ancora coraggio, c'è solo da pigiare un tasto, e provare a vedere l'effetto che fa. Nuria sbadiglia e i suoi vent'anni diventano inesorabilmente dodici, ci riincamminiamo verso casa Backpackers, stavolta manteniamo il silenzio di chi si è giocato tutti i bonus di giornata; l'I-Phone vibra di messaggini orientali, di telefonate di Andrea che chiama dall'Eldorado; il sofa, accogliente sofa che non mi ospita, ma mi avvolge, fa il suo dovere, accompagnandomi nel rituale della sbirciata dalle parti della moquette colorata; il mio GMT, amichevole ma sornione, anche un po' beffardo, non si cura di essere finito, continua a chiamarmi... Io lo amo di amore paterno, lascio passare le sue finezze, le sue debolezze, i suoi capricci. Sarà lui a trovarmi un ruolo nel mondo. O no?

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