lunedì 16 luglio 2012

Ninna Nanna

Mi sono rotto il cazzo! E direi che la cosa risulta pure normale, se il mio interlocutore non ha mai ascoltato i Clash. Mandrie di esseri brufolosi, con una poco inconsueta inclinazione alla voglia di potere, martiri di sé stessi, ambigui spettatori della vita che si trovano, ad un certo punto, spiazzati ma armati nel considerarsi attori punto e stop, si fanno beffe inconsapevolmente delle vite altrui. E lo fanno perchè manchevoli in delicatezza. La vera Rivoluzione dovremmo farla qui, in questo campo di battaglia. L'ho detto e scritto talmente tante volte che ho assunto e definitivamente fatto mia l'idea che la cosa non mi stanca. La vita è già dura per conto suo, perchè dovremmo “dare conto a gente che preferiremmo prendere a calci in faccia?”. “Abbiamo deciso”. E chi sei, un call center? Siamo uomini quando ci conviene, quando si tratta di indossare una camicia, quando si tratta di andare in giro con andatura dinoccolata, quando sfoggiamo la cera che lucida i nostri capelli, chè il gel è passato di moda. Siamo uomini, siamo giganti, quando c'è da sovrastare il campo di battaglia che un bambino ha approntato per i suoi soldatini di plastica. Siamo perfetti, agili e scattanti quando il muro da scavalcare è alto quattordici centimetri. Poi la maschera che fa spola tra la faccia e i coglioni si rattrappisce vieppiù sotto i colpi della coscienza...ma anche quella è passata di moda. Adesso è arrivato l'atto finale, siamo realmente in guerra; sconfiggere il Male fatto di idiozie falsamente pregne di reconditi significati, di marketing da serie c, e di psicologia avariata. Dispiace ma siete condannati a morte. Una morte molto più definitiva di quella fisica. Se volete vi canto una ninna nanna. Canto per voi prima che vi addormentiate. Voglio ancora vivere circondato da cerchi di fuoco odoroso, voglio dormire su letti cosparsi di sagaci impressioni; voglio immergermi nel mare delle mie delicate trovate. Voglio costringere le vostre membra a darsi un contegno. Nessun Presidente in visita, solo la Vita, quella vera. Quella che passerà in rassegna le vostre facce intrise di rancore verso voi stessi. La vita buia di Kafka, quella fintamente agognata da Leopardi, quella cantata da Omero. La voglio, il resto è contorno, e poco importa se al contorno avete dato nomi onomatopeici che stridono con le capacità di ascoltarli. Vincere, cercare un paio di occhi che sfuggono per pudore e imbarazzo, stringere una mano, deporre ancora una volta una rosa sul selciato, tacere per dare dignità a sé stessi, ricordare qual è il vero gap, e mettere tutto in conto, ha l'acre sapore di una vendetta che arriverà troppo tardi. Voglio la ricompensa! Quest'ultima frase dimenticatela in fretta, non è indirizzata a voi. Ancora una volta energie contro le ventose che non vogliono stare attaccate ai vetri; ancora una volta sollievo nel basso di un pezzo dei Karate, ancora una volta lo sguardo lì, dove si incontrano tetto e muri. Ma continua a piacermi l'essenza del mio vivere. Io, amici miei affezionati, sono un eletto. Ma ciò non vuol dire che non mi sia rotto il cazzo!

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