sabato 5 maggio 2012

I Campi Verdi

La storia è già scritta. Io e te ci conosciamo, e tu ti metti a tuo agio; ti volti, mi sorridi, ti ridesti, mi dai il tuo fianco migliore. Io faccio il simpatico, passo all'attacco facendo lo splendido, sciorino vieppiù le mie qualità, le metto sul piatto senza parsimonia. Tu sorridi con gli occhi, poi schiudi la bocca e mi mostri i tuoi bianchi denti. I tuoi riccioli cadenti, il tuo “oh cazzo, non ho fatto lo shampoo e devo essere un mostro”, le tue mani semplici, non curate, ma pulite. Io faccio il trasandato, il noncurante, il dimesso, ma tutto è calcolato, poiché, almeno per te, la sciattezza non mi appartiene. E tu sei bellissima. La storia è scolpita nella roccia, io mi accorgo di te, e con fare quasi sbadato mi sorprendo e ti dico due parole con la bocca; e te ne recito una sfilza coi miei occhi. Il tuo sguardo si posa sul mio, il mio vaga alla ricerca delle tue orecchie, del tuo top, della lunghezza delle tue ciglia; della presenza maligna di un tuo compagno. Ipotetico. Mi parli, mi continui a guardare, ti continuo a guardare, mi tendi tranelli per testarmi, mi studi, mi presenti il conto. E io, è scritto, mi sento forte, terminatore, armato di attenta bastarda indifferenza, triplo ossimoro di un germoglio che va curato con tutte i riguardi possibili. È scritto, è stampato da qualche parte, qualcuno lo ha annotato sbadatamente, ci si becca presto, con ausili virtuali, con i telefoni, con le promesse che sanno tanto di affinità elettive. Si chatta in spensieratezza, ma senza perdere di vista il terreno che ci sta sotto i piedi, senza dimenticare la missione che ognuno di noi ha di tenere testa, di mantenere il controllo. Ma è soave questo sentiero costeggiato dai fiori sul quale stiamo passeggiando. È armonioso il nostro aritmico procedere nei campi verdi e aromatici delle nostre chiacchierate, è predominante la voglia di saperci, la bramosia di distinguerci tra gli altri. Ci si becca, ci si schermisce dalle false scorrerie vicendevoli, ci si attacca con il desiderio e la consapevolezza che non ci si vuole colpire mortalmente. È un gioco, il più meraviglioso di tutti, è scritto. Poi ci incontriamo, superiamo non senza difficoltà i primi imbarazzi, chè la presenza de visu abbatte i muri ma denuda un po'. Denuda tanto, a volte. E allora dobbiamo rassicurarci, dobbiamo nutrirci della nostra stessa fiducia, e infonderla l'uno all'altra. E tu sei bellissima. È scritto, è tatuato sulla pelle di un vecchio pescatore, è limato sulla roccia più alta dal vento poderoso. Dobbiamo, entrambi prede di una magica trance, continuare, dare seguito alle nostre sensazioni, ai nostri proponimenti, alle promesse che ognuno di noi ha fatto a se stesso. Tu giochicchi con la forchetta sulla torta al cioccolato, io sorseggio grave il mio caffè, tu perseveri con l'arricciarti una ciocca sull'orecchio, io, con il mio, tiro su il tuo sguardo. Cerco di tranquillizzarti, ciò che tu vuoi io voglio. E allora ci si desta dal tavolo, si supera agevolmente l'imbarazzo minore quando sono io che pago per il nostro caffè, e ci si incammina arditi, mano nella mano, verso un futuro troppo prossimo ma anche troppo inebriante per poterlo circumnavigare con le mestizie della mente. È scritto, la storia è già stata vergata con inchiostro indelebile. Tu mi ami a tempo determinato, io ti sussurro parole passate per caso tra i meandri del mio cervelletto. Poi ci si abbandona, vinti, dalle tempeste dei mondi reali, che puntuali arrivano solo e quando non vogliamo la loro manifestazione. Ma tu, questo è scritto durevole e ineliminabile, resti sempre bellissima.

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