venerdì 13 aprile 2012

Gli Errori Apparenti

Ah le verità... cambiano come i deodoranti, come il nuotare dei branchi di pesci in mare, come il vento sottile che si fa imponente. Oggi un fungo mi guarda con la testa reclinata, e ieri ho perso due ore di sonno; e l'ho fatto per una buona causa. Ti cerco e non ti trovo, e ciò che avevo sentenziato la sera prima, la notte prima, è andato a farsi benedire. Quando viene, lo decide, io sono d'accordo, e mi ritrovo a contare dei nei su una pelle liscia e glabra; su una pelle bianca quasi all'inverosimile. Quando si fa prendere dagli slanci, quando vuole venire con me nel mio paese, nelle mie terre, tra i miei agi, pochi. Quando vorrebbe insinuarsi tra i rumori delle feste, quando vorrebbe mettere la testa nei miei cappelli in ordine sparso nella mia camera piena di disordini. Quando beve una tazza di tea, quando mi chiede di andare a lavare la tazza. Quando mi implora di non smettere; quando crede che la si debba comprendere. Sindrome della Principessa. Quando mi dice che preferisce guardarmi giocare, quando invece prende la stecca e si concentra sulla palla da colpire. Colpito! Ancora, come sempre, a tempo. Tempo finito. Suona un piano, come se a suonare fosse la mia mamma... quando, sua mamma fa il compleanno. Qualcuno mi ha detto che non sono facile da comprendere, e forse ha ragione, ma basta saper leggere tra le righe. Le righe forse non ci sono, è vero, ma è una pura congettura. Il mio stomaco in disordine ubbidisce devoto, quando parla di Londra, ancora una volta, ancora lì, a mangiare cose strane. Quando mi dice che studia ancora un po', e le mie correnti alternate oggi sono piene di fiducia. Fiducia nei miei sensi, a corrente alternata, stormi di pesci che cambiano direzione senza avviso. Quando vuole stilare una lista di cose da fare; quando insiste sulle meraviglie rurali dei villaggi di lì. L'ultima parola non è stata messa a caso. Quando fa tutto per farsi odiare, e poi, con uno sguardo, over the top, eccola che si riprende tutto. So perfettamente che tutto questo sentire non durerà che un breve volgere di lancette, ma ho già deciso che devo prendere quello che c'è, che il futuro non esiste, che il destino sa e io no. Quando sa, e io no, allora in quel momento la mia scelta diventa rigida, chiusa e finita: soffrire e chiedersi perchè, oppure cavalcare e sentire d'olfatto. Quando scelgo, anche se a tempo, anche se finito. Il tempo è finito, come aggettivo qualificativo. Tanti margini, tantissimi margini per provare altro, per provare ancora nuovi gusti e nuovi odori, ma quando viene, be', il mio stupido bloccarmi si impadronisce di me. Quando, naturalmente, si impadronisce di me. Qualcuno mi salvi, quando è ancora qui!

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