sabato 11 febbraio 2012

Conto alla Rovescia

Sta nascendo, è qui con me. Lo sento dentro, e sento pure che sarà un travagliato parto. Oppure filerà tutto liscio. È nel mio spirito, si trova rintanato da qualche parte, nei meandri delle mie atmosfere, mentre vado dal barbiere, mentre bevo un Cuba Libre, nei giubbotti e nei pantaloni; tra gli strali che scoccano da tutte le parti, frecce spedite da fogne o da profumate città proibite. Frecce che mi chiedono di essere catturate al volo, con una mano sola; dardi infuocati che mi trafiggono di notte e neanche me ne accorgo. Un piccolo blocchetto per appunti mi sta facendo da padrone, dovrei andare in farmacia per cercare una custodia alla bisogna, di quelle che si usano per i salva-vita. È per le terre, sul pavimento bagnato o sull'asfalto ghiacciato dalla temperatura sottozero, nel ricordo di un viaggio che non ho mai fatto, negli occhi azzurri di una ragazza tedesca. O nel culo di una ragazza tedesca, mentre si alza per andare a prendere l'ennesimo sidro. Nella provvisorietà dell'ennesima valigia, tra gli scaffali che contengono libri e jean's, tazze usate e medicine scadute. È dentro gli scarponi da usare quando la neve fa goal, nel momento esatto in cui le nostre mani scivolando si stanno dicendo addio, in una porta che si apre, e in un'altra che qualcuno tiene socchiusa. Loro saranno in quattro, more or less, quattro personaggi disposti a piramide, avranno vita propria, e quella vita, per adesso, sta soltanto qui. Qui nel buio e nella luce fortissima, nelle bretelle calpestate, nei fiotti di sangue finto, nel metallo arrugginito, nel termosifone ancora troppo freddo. Ma è del freddo che ho bisogno, perchè bisogna tirarlo fuori, bisogna esprimerlo, bisogna metterlo nero su bianco. Oppure bianco su nero, magari l'operazione risulta più facile. Più gradita. Quel che conta, o quel che ricorre più spesso tra i miei sogni, è che sta nascendo, amici miei diletti, pochi ma, speriamo, eletti; è sulla rampa, sul cancelletto di partenza, come uno sciatore che tra un po' scivolerà soave sulla neve dell'ultimo sogno. Magari del primo. Si alza, da un letto sfatto, da un'alcova piena di peccati, senza indossare le pantofole, scalzo, verso una bottiglia di acqua rinfrescante, verso un caffè forte ma buonissimo, in direzione di una sigaretta robusta e rigenerante. Coi capelli spettinati, con le mani sporche di colore, di tempera, rosse di ghiaccio truculento, annerite dalla grafite. Con la giusta postura, con la carne in sbattimento, con le ali raggrinzite, con il moccolo colante. Nasce, prende forma, col rollio tipico degli aerei che si preparano per prendere velocità e poi si librano in volo come stessero fermi. Avrà un titolo, un corpo, qualche trovata fintamente originale, e parlerà di amore. Di amori andati a male, scaduti come lo yogurt, come la verdura che diventa secca e amara. E verrà posato lì. Preparatevi, magari lo faccio solo io...insomma, sta nascendo. E io muoio di paura.

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