venerdì 6 gennaio 2012

Attingendo da un Quartiere

Se l'assenza di ispirazione diventa un problema puoi sempre mischiare uova e philadelphia, sale pepe e due fette di pane; puoi sempre guardare Barry Lyndon e struggerti di fronte ad un uomo che nonostante la sua impudicizia piange per la morte del figlio. Se la perdita di ispirazione diventa un problema è perchè non puoi più aspettare che di sera succeda qualcosa. Quale può essere un'attività lucrativa per il cuore e per la mente? Di uccidere il tempo non se e parla neanche...ce n'è talmente poco. Mi chiedo, con spietata inclinazione ad un intimo sorridente piagnisteo, se questo soggiorno non mi stia un po' troppo stretto. Soggiorno inteso come camera da giorno. Ma non mi faccio assillare di brutto, cerco ancora un'invincibilità supposta, mi alzo e vado via. Digbeth lo stradone senza tempo e senza dimensioni mi accoglie; e lo percorrerò al contrario. I passi si fanno doppi e tripli, ma non mi molestano, mi accompagnano in questa passeggiata temeraria. Se l'assenza di ispirazione diventa un problema c'è sempre Digbeth, il negozio vintage, la stazione dei bus, tre corsie per le automobili, il posto di polizia, il fast food. Ti accorgi con solerzia che l'ispirazione non ti ha mai abbandonato, sta lì, in zona ipofisi, si sposta verso la parte sinistra del petto, dove mille operai stanno facendosi il mazzo per far spazio ad una Principessa. Se l'assenza di ispirazione diventa un problema c'è sempre uno sguardo ad uno qualsiasi dei campanili brummi. Digbeth è la risposta, o può essere tale, se l'assenza di ispirazione diventa un problema, con la busta di Primark nella mano destra, con l'intenzione di comprare le sigarette in testa, con un illimitato carteggio con te stesso in continua evoluzione; con il ristoro mentale di ciò che si appresta a venire. L'incedere diventa eclatante, le tue All Star ti aiutano, i jean's diventano parte del paesaggio, e lo smog non intacca le vedute agresti e campestri che stai immaginando. Oriente, tanto per cominciare, chè l'ispirazione attinge da sé stessa se solo apri la tua mente. Mille sorprese da vivere, mille colori da inventare nella tavolozza dell'immaginazione, mille sbalzi umorali, centinaia di migliaia di stati che si accavallano gli uni sugli altri. Uno di questi giorni dovrai pur appoggiare le tue labbra alle mie orecchie, e dirmi tutto, o soltanto un po' di quel tutto. E così, se l'ispirazione diventa un problema lo è solo per certi aspetti, solo da alcuni punti di vista. Per intanto Digeth, il suo carico di fiori assenti, il suo essere “quartiere pancia”, accogliente come le mani di una nonna sprint che profumano ancora di candeggio appena fatto. Digbeth in trasformazione che diventa scrivania di legno chiaro, letto sfatto, lume penombroso; Digbeth che diventa “uno di questi giorni”, con un cazzone visto dall'altra parte della carreggiata, con le ragazze di colore che parlano al telefono, con i nastri di partenza, con i profumi della cucina indiana. Se l'assenza di ispirazione ti attanaglia e ti corrompe, puoi sempre inventarti qualcosa, e farlo con astuzia, chè il meglio lo aspetti per le vere cose che possono accaderti. Magari stasera. Solo chi ha visto il Diavolo in sogno può capire.

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