venerdì 8 aprile 2011

Simo e Sami

Come un cielo, come una pioggia rigeneratrice, come un quadro, ma di quelli belli. Ma lo devi cercare, prima; e lo devi trovare, dopo. Stare nella cucina di un ristorante, a lavare piatti, a sciacquare padelle, a sminuzzare prezzemolo, a preparare tiramisù, può, a volte, portarti in mondi lontani, può portarti a scoprire nuovi algoritmi vitali. Può farti riscoprire cose perdute, che non ti si ripresenteranno mai più, e le puoi vedere rinascere negli altri. Stare nella cucina di un ristorante può significare ripassare a memoria l'intera discografia di Francesco De Gregori, e magari insegnarne le melodie ai cuochi e agli chef che non ci capiscono niente, chè loro vengono da paesi lontani. Come un cielo, tra un Santa Lucia e un Rimmel, ecco l'Immenso Ingenuo. Almeno io l'ho battezzato così. C'è Fabio che canta, c'è sta feritoia che unisce noi lavoratori della cucina e le cameriere. Le cameriere usano la feritoia per passarci le comande, noi lavoratori della cucina usiamo la feritoia per passare il cucinato e pronto. Ma che mancanza di poesia... Come una pioggia rigeneratrice arriva l'Immenso Ingenuo. Quanti anni sono passati. C'è Fabio che canta, e la feritoia, che divide il bianco e l'acciaio della cucina dal marrone e verde della sala, assume il ruolo supremo. Contatto!!! Sami ha ventinove anni, è algerino, e fa il cuoco. A volte è un po' incazzoso, a volte ti sorride. È un uomo normale. Sembra la copia venuta male di Ronaldinho, con quei dentoni... Simona, chissà, verrà dalla Russia, o dall'Ucraina, ti guarda sempre col capo chino, come se ti stesse chiedendo il permesso di farlo. Immagini lei quando ascolti “La Luce dell'Est” di Lucio Battisti. Come un quadro, ma di quelli belli, Sami e Simo si scrutano da lontano, divisi da questa barriera-feritoia che ricorda loro quale sarebbe la differenza. Ma le differenze si abbattono. Basta uno sguardo, una carezza mentale, la voglia (di lui) di proteggere lei; la voglia (di lei) di farsi, magari un giorno, proteggere da lui. Come I Due Zingari che “stavano appoggiati alla notte”, Simo e Sami ci mettono quella lena paziente di chi ha a cuore il vedere germogliare qualcosa di unico e di raro. E per questo dilettante della canzone-da-tiramisù, che sono io, è un ritorno alla casa del Padre. L'Immenso Ingenuo si infila tra queste due storie diversissime, quelle di Sami e Simo, e le stimola prima, poi soavemente le solletica. Come un cielo che si apre sopra le padelle su cui lui fa saltare le penne; come una pioggia rigeneratrice con cui lei lava i bicchieri e le tazzine da caffè, come un quadro, ma di quelli belli, in cui i loro occhi si incontrano, e abbozzano quel sorriso che deve ancora nascere, ma che sicuramente nascerà. Rischio di tagliarmi col coltellone mentre, sminuzzando il prezzemolo, ripassando “Alice” che guarda i gatti, mi perdo in questo idillio che profuma agli occhi di Immenso e Ingenuo. Simo e Sami, come un ritorno al passato, che vorrebbe tanto tuffarsi nel futuro. E poi ancora paure, domande che mai usciranno dalle bocche, curiosità, artigli pronti, mescolanza di stati d'animo, fierezza che si trasforma in delicati modi, capi sempre più chini, penne saltate sempre più sbadatamente sulle padelle. Un altro strato di savoiardi, il mascarpone, Simo furtiva che lancia la sua dolce occhiata. Sami se la gusta tutta. Come un cielo, aperto sulla sua vita che cambia colore; come la pioggia rigeneratrice, scrosciante sulla sua vita che cambia sapore. Come un quadro, ma di quelli belli, che tramuta tutto, con la forza suprema e irripetibile del nostro potente amico, l'Immenso Ingenuo.

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